L’Aquila. L’Università dell’Aquila ha ottenuto tre importanti finanziamenti su progetti di mobilità e cooperazione internazionale. Due riguardano le cosiddette Iniziative educative transnazionali (TNE), previste da un bando emesso dal MUR nell’autunno scorso.
Si tratta di un avviso pubblico con cui è stato messo a disposizione di università, consorzi e fondazioni universitarie un plafond totale di 50 milioni di euro – a valere sui fondi del PNRR (Missione 4 “Istruzione e ricerca”) – per promuovere la cooperazione internazionale tra atenei su progetti riguardanti i temi delle disuguaglianze di genere e la salvaguardia dell’ambiente. La particolarità del bando risiedeva nel fatto che i progetti presentati dovessero essere rivolti a contesti extra-UE reputati strategici, tra cui i Balcani e il Continente Africano. UnivAQ è stata finanziata tramite la cordata “Engines”, che raggruppa sostanzialmente gli atenei di H-AMU, acronimo che sta per Hub Abruzzo Marche Umbria, partenariato pubblico/privato nato per elaborare analisi e strategie di sviluppo socio-economico e occupazionale per il Centro Italia. La cordata “Engines”, coordinata proprio dall’Università dell’Aquila, è stata finanziata con poco meno di 2 milioni di euro. La quota spettante a UnivAQ è di 337 mila euro. Il progetto presentato è rivolto principalmente all’Africa Mediterranea e Sub-sahariana, ed è incentrato sulle materie STEM, ovvero le discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche.
Il secondo finanziamento ricevuto da UnivAQ, sempre in ambito TNE, è legato alla cordata “Health connect” coordinata dall’Università di Lecce UniSalento. Il progetto, destinato all’area balcanica, è stato finanziato con oltre 2 milioni di euro. La quota destinata all’Università dell’Aquila è 175 mila euro. Il terzo finanziamento ottenuto da UnivAQ riguarda invece la nuova azione del programma Erasmus+ introdotta per dare agli studenti la possibilità di svolgere periodi di mobilità da e verso Paesi extra UE. La cifra accordata è di 1 milione 150 mila euro (su un plafond di 24 milioni per le università e il sistema italiano dell’Alta Formazione Artistica, Musicale e coreutica), ripartita per regioni come segue:
- Regione 9 – Africa Sub-Sahariana (Gambia, Ghana, Nigeria, Congo, Kenya, Tanzania, Ethiopia, Uganda, Sud Africa): € 499.226
- Regione 3 – Sud Mediterraneo (Algeria, Egypt, Morocco, Palestine, Syria, Tunisia): € 215.143
- Regione 2 – Partenariato Orientale (Armenia, Georgia, Ukraine): € 312.166
- Regione 1 – Balcani Occidentali (Albania): € 24.844
- Regione 6 – Asia Centrale (Kazakhstan, Uzbekistan): € 32.960
- Regione 5 – Asia (Cambodia, China, Pakistan e Vietnam): € 66.660
Questi fondi saranno destinati prioritariamente a studenti e docenti selezionati per trascorrere un periodo di studio a L’Aquila. A differenza del normale programma Erasmus, qui la valutazione dei progetti presentati è piuttosto stringente e il successo di UnivAQ è legato anche alla possibilità di selezionare gli studenti in arrivo nell’ambito di progetti per il rilascio del doppio titolo.
“Quello che oggi presentiamo è sicuramente un risultato eccellente, il cui merito principale va ascritto al prof. Rubino, non solo per l’entità del finanziamento, che pure è ragguardevole, ma soprattutto per il significato intrinseco del risultato, che almeno per due dei progetti acquisiti fa riferimento a vocazioni genuine di UNIVAQ, che sono la promozione della parità di genere nell’accesso alle discipline STEM e l’impegno verso la sostenibilità ambientale” commenta il rettore dell’Università dell’Aquila Edoardo Alesse “Oltre a questo, l’attuale risultato rafforza il convincimento che il partenariato sovraregionale basato sul modello HAMU è un approccio di successo, confermato dai numerosi risultati positivi sinora conseguiti”.
“UnivAQ porta avanti da vari anni un’attività di cooperazione internazionale inclusiva, gestendo reti transnazionali credibili e di qualità” afferma il prof. Bruno Rubino, prorettore delegato agli Affari internazionali “Così come avviene nei sani processi di immigrazione, anche il flusso degli studenti internazionali in entrata provenienti dai paesi in via di sviluppo va favorito ma opportunamente controllato e filtrato, al fine di permettere l’arrivo nel nostro contesto accademico degli studenti migliori”.