L’Aquila. Allo sportello della Asl, per casi di mobbing sul lavoro, in appena 3 giorni di ambulatorio effettivo (complici le festività) hanno bussato solo uomini. Grande assente il gentil sesso che pure, in base alla casistica, sembrerebbe più vulnerabile sul piano delle angherie legate all’ambiente lavorativo. Al servizio, riattivato appena il 18 novembre scorso e che per ora garantisce due giorni di visite al mese (il primo e terzo sabato non festivo) finora si sono rivolti 5 utenti. 4 appartengono alla pubblica amministrazione, uno lavora nel privato. I colloqui preliminari, sostenuti col medico di Medicina del lavoro, hanno subito fatto emergere negli utenti (ed è in parte comprensibile) remore psicologiche, timori e diffidenza all’atto di strappare i veli e affidarsi a personale medico specializzato. Quella sul mobbing da lavoro è una ‘sfida’ messa in atto dalla Asl 1 che, senza risorse aggiuntive e basandosi sulla propria capacità organizzativa e sulla professionalità dei propri medici, ha riavviato un’attività che si muove su un terreno molto difficile e che va a scandagliare l’intimo universo di persone e famiglie coinvolte in situazioni assai delicate. I primi 5 utenti che si sono rivolti allo sportello per mobbing da lavoro, hanno seguito comportamenti differenti. Alcuni di loro hanno regolarmente intrapreso il percorso medico di recupero mentre altri, dopo il colloquio preliminare col medico, non si sono presentati alle visite successive. Probabilmente, a causa del pudore o di altre ragioni, non sono riusciti a oltrepassare l’ingresso del blocco L2B dell’ospedale San Salvatore, dove si trovano gli ambulatori, per raccontare la propria storia. Dei 5 utenti, con età tra i 48 e i 52 anni, 3 sono residenti nell’aquilano, uno nella provincia di Pescara e un altro nel Molise. Il servizio della Asl, gestito dal nuovo direttore, il prof. Antonio Paoletti, è aperto a tutti i cittadini (quindi sia dipendenti pubblici sia privati) dell’Abruzzo e di tutte le regioni italiane. Le prenotazioni si possono fare di persona, recandosi al distretto sanitario di base più vicino, oppure al Cup telefonico: 800.862.862, chiamando dal lunedì al venerdì, dalle ore 8 alle 18 e il sabato dalle 8 alle 13.00. Per prenotarsi occorre l’impegnativa del medico di famiglia, con la specifica richiesta del tipo di prestazione. Il percorso di riabilitazione prevede un colloquio preliminare (gratuito) col medico di medicina del lavoro e due visite successive (per le quali si paga il ticket): la prima con lo psichiatra, all’interno del reparto diretto dal prof. Alessandro Rossi, e la seconda con la psicologa Enrica Strippoli, la cui attività fa capo al dipartimento di salute mentale, diretto da Vittorio Sconci. Al termine delle valutazioni, il team medico della Asl stabilisce se effettivamente si tratta di mobbing causato dal contesto lavorativo e fissa percorso e misure da seguire per recuperare l’utente. Se invece la causa del disagio non dipende dal lavoro il soggetto, se necessario, viene comunque aiutato in altro modo dalla Asl. E’ sicuramente prematuro fare valutazioni ma cosa dire della completa assenza delle donne allo sportello Asl? “Siamo ai primi passi ed è difficile dare spiegazioni”, dichiara il prof. Paoletti, “anche se, storicamente, è noto che il sesso debole, nel mondo del lavoro, è più esposto a soprusi e ricatti. E’ probabile che, nei mesi a venire, avremo un quadro più chiaro sul tipo di utenza che, al di là di ogni considerazione, può comunque contare su un servizio di riferimento che dispone di un’équipe specializzata e fissa un percorso di recupero ben definito”.