L’Aquila. Era una delle questioni più spinose contenute dal Patto per la Salute siglato nel 2014, e non a caso è ancora sul tavolo, ben lontana da una soluzione. La revisione del sistema dei ticket sanitari torna d’attualità, con il ministro Lorenzin che ha annunciato per la prossima settimana una convocazione per le Regioni proprio a questo scopo. Il ministro ha ribadito, durante la trasmissione di La7 Coffee Break, quello che aveva già affermato in un’intervista due giorni fa, cioè che i ticket incidono per 3 miliardi di euro sui 113 del Fondo Sanitario Nazionale, e che potrebbero quindi essere aboliti, agendo ad esempio sulla spending review. Se in generale la cifra che si ricava è bassa, sottolinea però il ministro, per alcuni territori potrebbe essere difficile sopperire a un taglio netto. Tra le ipotesi sul tavolo c’è una trasformazione del ticket in una forma più proporzionale al reddito, e il superamento delle forti differenze regionali nelle cifre pagate dai cittadini. Se in Val D’Aosta in media si spendono 50 euro l’anno, afferma un rapporto dell’Agenas, in Sicilia la cifra si riduce a un quinto.
D’accordo con l’ipotesi si sono detti i sindacati, che in un comunicato congiunto hanno affermato che “per prima cosa va abolito il super ticket sulle ricette, quindi va organizzata una vera e propria exit strategy per rimuovere uno dei principali ostacoli nell’accesso al Ssn pubblico e universale”. Anche il Tribunale per i diritti del Malato ha attaccato in maniera particolare il cosiddetto superticket. “Da anni ricorda Tonino Aceti, segretario dell’associazione chiediamo di abrogare il superticket di 10 euro sulla ricetta che, da provvedimento provvisorio del 2011, è diventato strumento definitivo per fare cassa, allontanare i cittadini dal Servizio Sanitario Nazionale e rendere più difficile l’accesso alle prestazioni sanitarie”. Oltre al problema dei ticket, secondo Lorenzin un cambio di passo è necessario anche per ovviare a quello delle liste d’attesa. “Stiamo fronteggiando il problema delle liste di attesa a macchia di leopardo e con grandissima lentezza. Credo ha affermato sempre a ‘Coffee Break’ che il modello migliore sia quello emiliano, dove sono state messe in campo una serie di misure in questi tre anni, che hanno di fatto eliminato le liste di attesa. Adesso stanno lavorando non solo sulla parte dei laboratori, ma anche su quella degli interventi chirurgici. Sono molto avanti”.