L’Aquila. “Si avvicina ancora una volta l’appuntamento con le elezioni e con esso lo spettro di un diritto “sminuito” nei confronti delle forze armate. Sembrerebbero molteplici, infatti, le sperequazioni di trattamento, stante il permanere di una norma non più attuale e che andrebbe” secondo il segretario generale della UIL Pubblica Amministrazione Abruzzo Franco Migliarini e Mauro Nardella componente della segreteria regionale e addetto stampa della UIL PA “riordinata, riservate ai componenti delle varie componenti istituzionali deputate all’ordine e alla sicurezza nazionale.
L’art. 81, della Legge n.121 del 1981, recita infatti che “gli appartenenti alle Forze di polizia debbono in ogni circostanza mantenersi al di fuori delle competizioni politiche e non possono assumere comportamenti che compromettano l’assoluta imparzialità delle loro funzioni. Agli appartenenti alle forze di polizia è fatto divieto di partecipare in uniforme, anche se fuori servizio, a riunioni e manifestazioni di partiti, associazioni e organizzazioni politiche o sindacali, salvo quanto disposto dall’articolo seguente. È fatto altresì divieto di svolgere propaganda a favore o contro partiti, associazioni, organizzazioni politiche o candidati ad elezioni. Gli appartenenti alle forze di polizia candidati ad elezioni politiche o amministrative sono posti in aspettativa speciale con assegni dal momento della accettazione della candidatura per la durata della campagna elettorale e possono svolgere attività politica e di propaganda, al di fuori dell’ambito dei rispettivi uffici e in abito civile. Essi, comunque non possono prestare servizio nell’ambito della circoscrizione nella quale si sono presentati come candidati alle elezioni, per un periodo di tre anni dalla data delle elezioni stesse”.
Questo comporta inevitabilmente una differenzazione del diritto tra i vari consociati che mal si concilierebbe” secondo Migliarini e Nardella “con le aspettative di chi vorrebbe mettersi a disposizione della crescita di un Paese ma che, in determinati casi, non lo può fare o viene disincentivato a farlo per via di preclusioni che ne vanno ad inficiarne la volontà.
Vale la pena evidenziare, ad esempio, che il semplice fatto di candidarsi nella circoscrizione presso la quale ci si esprime a livello professionale comporterebbe l’obbligo per il poliziotto di turno di allontanarsi da quel posto e, per ben tre anni, veicolato verso una sorta di “esilio” lavorativo (con tutto ciò che ne consegue in termini di spese e coltivazione degli affetti familiari)” spiegano i dirigenti uillini. “Il termine temporale dei tre anni di possibile “esilio”, qualora si venisse invece eletti, andrebbe a coprire addirittura tutto l’arco amministrativo (fino a 5 anni quindi).
Volendo fare un esempio potremmo dire che se un poliziotto penitenziario che lavora al carcere di Sulmona si volesse candidare per le amministrative di questa città, il solo fatto di proporsi, anche se non dovesse essere eletto, gli costerebbe l’obbligo di trasferirsi per almeno tre anni in un altro Istituto di pena quale potrebbe essere uno tra L’Aquila, Chieti, Avezzano. Peggio sarebbe, giacchè si andrebbe a considerare una circoscrizione ancor più ampia, se lo facesse per tornate elettorali che vanno a riguardare consessi provinciali e regionali.
Cosa dire inoltre dei “rimproveri sociali” che piovono sistematicamente addosso alle Forze dell’ordine ogni qualvolta si candidano e per il semplice fatto che per tutta la campagna elettorale sono costretti, loro malgrado, seppur temporaneamente e per il mezzo di una “coatta” aspettativa speciale, a svestirsi dei panni di uomini in divisa? Per ovviare a tutto questo basterebbe fare una cosa molto semplice: equiparare, attraverso un decreto legge stante l’imminenza della tornata elettorale, gli uomini in divisa che volessero mettersi in competizione politica con il resto dei papabili candidati. Ovvero concedendo loro ne più, ne meno che le stesse libertà di poterlo farlo e senza alcun limite”.
In conclusione Migliarini e Nardella si dicono molto preoccupati per il periodo in cui va a ricadere quest’anno la fase elettorale. “In pieno periodo feriale, infatti, e con una possibile ulteriore e forte decurtazione di organici per via delle conseguenti aspettative speciali che saranno “imposte” agli uomini in divisa che decideranno di candidarsi, ci sarà veramente di che preoccuparsi. Tutti, dalle questure ai commissariati; dagli istituti di pena alle varie stazioni, compagnie e comandi delle restanti forze armate potrebbero, atteso il fatto che le tante aspettative da candidatura si andrebbero a sommare a quelle di chi si ritrova a stare in ferie, vivere uno dei periodi più neri che la loro storia recente, si spera di no, annovererebbe. In tali casi ci si chiede chi gestirà la sicurezza pubblica, degli istituti di pena e, non per ultimi, i seggi elettorali” concludono i due.