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Melanoma: con immunoterapia precoce il 58% dei pazienti è libero da recidiva a 2 anni

Francesca Lelli di Francesca Lelli
20 Settembre 2021
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L’Aquila. Con l’immunoterapia in fase precoce, il 58% dei pazienti con melanoma – nel 2020, in
Italia, sono state stimate quasi 14.900 nuove diagnosi – è libero da recidiva a 2 anni. l dati arrivano dal Congresso della Società Europea di Oncologia Medica (Esmo) e sono relativi ad uno studio italiano, il più ampio programma al mondo sull’utilizzo dell’immunoterapia in fase precoce nella pratica clinica quotidiana del trattamento del melanoma. Sono stati selezionati 611 pazienti, in stadio III e IV resecato, cioè in una fase in cui la malattia è stata completamente asportata. Il programma del ‘mondo reale’ ha evidenziato, in una popolazione eterogenea e non selezionata, che l’efficacia e la tollerabilità di nivolumab, molecola immuno-oncologica, somministrata in adiuvante, cioè dopo la chirurgia, si mantengono inalterate e in linea con quanto emerso nello studio registrativo di fase 3.

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A due anni, la sopravvivenza libera da recidiva ha raggiunto il 58% e quella libera da metastasi a distanza il 70%. Questi i risultati del programma italiano di accesso allargato (Italian Nivolumab Expanded Access Program (EAP) in Melanoma Adjuvant Setting). “Siamo di fronte alla più importante esperienza al mondo nell’uso di nivolumab in adiuvante nella pratica clinica, che consolida il valore della molecola. L’immunoterapia in adiuvante dura solo un anno, aumenta la possibilità di evitare la recidiva della malattia e, quindi, potenzialmente di guarire la persona”, ha spiegato Paolo Ascierto, Direttore Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative del ‘Pascale’ di Napoli, approfondendo i risultati dello studio in un press briefing virtuale promosso da Bristol Myers Squibb.

All’ESMO, inoltre, sono stati presentati anche i risultati preliminari dello studio SECOMBIT, che ha l’obiettivo di individuare la giusta sequenza di terapie nelle persone con melanoma metastatico
che presentano la mutazione del gene BRAF: il 62% dei pazienti è vivo a 36 mesi con l’associazione delle molecole immunoterapiche nivolumab più ipilimumab prima di una terapia target. Presentato, infine, l’aggiornamento dello studio RELATIVITY-047 sulla combinazione della nuova immunoterapia relatlimab e nivolumab in prima linea: la sopravvivenza libera da progressione della malattia ha raggiunto 10,12 mesi con la combinazione rispetto a 4,63 mesi con la monoterapia con nivolumab.

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