Chieti. “Si torna a parlare del progetto cosiddetto “Megalò 3”, vale a dire l’intervento edilizio che AKKA s.r.l. vorrebbe realizzare in zona Santa Filomena, vicino al fiume Pescara in un’area già interessata da una inchiesta giudiziaria e sulla quale è pendente un ordine di rimessa in pristino dei luoghi”, scrive il comunicato del Wwf Chieti-Pescara, “a carico delle ditte interessate (“Pinti Carmen” e la stessa AKKA), cui si chiede in sostanza di rimuovere la terra di riporto a suo tempo accumulata non lontano dal fiume”. “AKKA, evidentemente convinta delle proprie ragioni”, prosegue il comunicato, “aveva inviato diffide al Comune di Chieti perché sottoscrivesse la convenzione urbanistica necessaria per dare avvio ai lavori. L’amministrazione municipale ha reagito approvando, l’11 luglio scorso, una delibera di consiglio comunale, la n. 231, nella quale dopo aver esaminato la vicenda considerandone via via i profili urbanistici, ambientale e giudiziario, si dava atto che l’accordo di programma del 25 luglio 2011 relativo alla Zona C del PRUSST La città lineare della costa “non è attuabile e che di conseguenza non è possibile stipulare la prevista convenzione urbanistica”. Il WWF Chieti-Pescara, presente con alcuni suoi attivisti a quella seduta del Consiglio comunale, diede immediatamente notizia della decisione dell’assise civica, con la quale si chiudeva la porta a una ennesima colata di cemento in un’area nella quale dovrebbe essere proibita qualsiasi costruzione come ci ricordano continuamente i drammatici eventi che si ripetono con crescente frequenza in Italia (ultimo in ordine di tempo la frana di Casamicciola sull’isola d’Ischia)”.
“La notizia ebbe ampio spazio sul mass-media. Ciò nonostante la ditta AKKA si è rivolta al TAR ottenendo la nomina di un commissario ad acta per la stipula della convenzione. Il commissario si è già insediato e ha preso atto dell’esistenza della delibera, pubblicata soltanto in questi giorni (con grave ritardo, ma da uffici comunali che sono comunque notoriamente sotto organico e oberati di lavoro), ma certamente sufficiente a chiudere questa pratica”. “Il problema”, commenta la presidente del WWF Chieti-Pescara Nicoletta Di Francesco, “è sempre lo stesso: con i cambiamenti climatici in atto scelte urbanistiche già sbagliate in passato, come costruire a ridosso del fiumi o in aree a rischio idrogeologico, sono diventate ancora più pericolose. Gli enti locali possono e devono fermare progetti inadeguati come ha ben fatto il Comune di Chieti”. Francesco Paolo Febbo, componente del direttivo del WWF Chieti-Pescara, ha aggiunto: “Per quanto riguarda direttamente il progetto in esame c’è stata una violazione, con un deposito di terra che ha modificato l’orografia di un sito estremamente delicato in quanto accanto a un fiume, per cui c’è ben poco da discutere. Preciso inoltre che l’adunanza plenaria del Consiglio di Stato ha ritenuto che in ogni caso il Comune conserva il potere in ordine all’emanazione dei propri atti e quindi l’attività del commissario può essere annullata con una semplice comunicazione al TAR, che l’amministrazione di Chieti è tenuta a fare con la massima rapidità possibile. Tutto ciò anche per evitare che costi ormai sostanzialmente inutili e onerosi vadano a gravare sulla collettività”.