Pescara. ”Sospensione dalle funzioni con conseguente collocamento fuori dal ruolo organico dalla magistratura e sospensione dallo stipendio per la durata di sei mesi”. E’ quanto ha chiesto nella requisitoria la Procura della Corte di Cassazione nei confronti del giudice Camillo Romandini in merito al procedimento disciplinare di fronte al Csm. Romandini è stato il presidente della Corte d’Assise d’Appello del processo di primo grado a Chieti per la mega discarica dei veleni Montedison di Bussi sul Tirino (Pescara).
Secondo quanto riporta oggi il Messaggero la richiesta è stata fatta nella penultima udienza del processo disciplinare avviato dal Csm: il magistrato è sotto processo non soltanto per le presunte pressioni sui giudici popolari che componevano il collegio. La Corte presieduta da Romandini nel dicembre 2014 emise la sentenza di primo grado, poi ribaltata in Appello all’Aquila: assolse i 19 imputati dal reato di aver avvelenato le falde acquifere, mentre il reato di disastro ambientale era stato derubricato in colposo e, quindi, prescritto. Romandini è sotto processo anche per aver svolto alcune attività imprenditoriali vietate ai magistrati. All’Aquila fu riconosciuto l’avvelenamento colposo delle falde, seppure prescritto, e ci fu la condanna di dieci imputati per disastro colposo.
”Per quanto riguarda le sanzioni – ha proseguito la Procura come riporta il Messaggero – chiediamo la condanna per tre distinti illeciti: comportamento scorretto, obbligo di astensione e svolgimento di incarichi senza autorizzazione”. Nella stessa udienza il giudice si è difeso spiegando che ”mi sarei auspicato una soluzione diversa, cioè di non arrivare mai qui. L’impatto mediatico è stato di una straordinaria veemenza. Mi sono trovato a leggere di una realtà completamente diversa da quella che mi sono trovato a vivere”.
Romandini ha poi concluso il suo intervento affermando di ‘essersi fidato e non essere riuscito a far comprendere che il ruolo di giudice popolare è importante, soprattutto in un processo come quello di Bussi”. Il prossimo 28 settembre a Roma presso la Corte di Cassazione si discuterà l’ultimo atto della vicenda processuale relativa alla mega discarica dei veleni di Bussi