L’Aquila. Sotto il coordinamento della Procura europea – gli uffici tedeschi di Colonia e Monaco e quello italiano di Bologna -, la Guardia di finanza di Prato ha contribuito a far scoprire una ingente frode fiscale nel commercio di auto di lusso che ha portato a oltre 130 perquisizioni tra Italia – in Veneto, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Umbria, Lazio, Campania e Puglia – e Germania, paese quest’ultimo dove tre persone sono state arrestate in esecuzione di misure cautelari nell’ambito del procedimento tedesco.
Gli inquirenti hanno anche proceduto al sequestro di un milione di euro giacente in conti correnti tedeschi e di 35 auto. Per quanto riguarda l’Italia l’indagine è partita da accertamenti delle Fiamme gialle dopo la segnalazione di un ignaro acquirente pratese di un auto di lusso. Gli accertamenti svolti, si spiega dalla Gdf in una nota, hanno poi “fornito un importante supporto nel disvelare un’organizzazione” che si sarebbe avvalsa di aziende tedesche per vendere in modo fraudolento automobili, sia usate che nuove, del valore dai 60.000 euro in su, dalla Germania ad altri Stati membri, utilizzando una frode cosiddetta ‘carosello’ sull’Iva intracomunitaria, sfruttando le norme dell’Ue sulle cessioni transfrontaliere tra suoi Stati membri. “In buona sostanza – si spiega -, gli indagati avrebbero acquistato veicoli su larga scala da vari concessionari tedeschi, per poi utilizzare una rete di società di comodo e fatture false per simulare la vendita dei veicoli ad altri Stati membri”, per eludere il pagamento dell’Iva.
Le società di comodo italiane sarebbero state registrate “a nome di prestanome che si sono sostituiti formalmente alle controparti effettive coinvolte nell’acquisto e nella vendita delle autovetture da immatricolare”. Così il sistema di transazioni fittizie avrebbe permesso l’immatricolazione in Italia delle vetture direttamente a nome dell’acquirente finale, senza generare alcun debito fiscale in capo ai rivenditori effettivi, perlopiù concessionari di auto di lusso usate multimarca poiché le auto risultavano consegnate a società commerciali, “molte delle quali risultate delle mere cartiere”. Gli investigatori stimano un danno di oltre 60 milioni di euro in termini di Iva evasa solo in Germania, “contribuendo a un’ulteriore vasta evasione fiscale in Italia”.