Pescara. Devono rispondere del reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, possesso di armi ed esplosivo, traffico illecito di sostanze stupefacenti, tentato omicidio, danneggiamento aggravato, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti, occupazioni abusive di immobili, minaccia aggravata e truffa, le venti persone, molte di etnia Rom interessate dall’applicazione di misure cautelari, eseguite all’alba di oggi dai carabinieri del Comando Provinciale di Pescara, ed emesse dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di L’Aquila Marco Billi su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia e del Procuratore Distrettuale Michele Augusto Renzo e del Pm Stefano Gallo.
I particolari dell’operazione sono stati illustrati questa mattina nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta presso il Comando Provinciale dell’Arma.
“Abbiamo svolto una attività in una zona di Pescara molto problematica come quella del Ferro di Cavallo di Rancitelli in cui i nostri uomini – ha spiegato il comandante provinciale dell’Arma di Pescara colonnello Riccardo Barbera – abbiamo eseguito 19 ordinanze di custodia cautelare in carcere e una agli arresti domiciliari.
È un fatto straordinario per la città di Pescara perché parliamo di accuse di associazione mafiosa e in questa città è la prima volta. Parliamo di una mafia autoctona ma non meno pericolosa delle altre mafie. Le persone indagate – pensavano che il Ferro di Cavallo potesse essere una zona franca dove tutto era lecito. Una associazione che operava nella zona del Ferro di Cavallo ma anche in altri quartieri della città di Pescara”. Il comandante del Reparto Operativo dei Cc di Pescara tenente colonnello Antonio Bandelli na poi aggiunto che “Il gruppo malavitoso operava a Rancitelli e al Ferro ma aveva anche una sorta di controllo nel carcere San Donato, la cui direzione è stata molto collaborativa permettendo il sequestro oggi di un telefonino con cui il leader dell’organizzazione dava ordini dall’interno della casa circondariale”.
Le indagini sono partite nel maggio del 2020 è conclusa nel gennaio scorso. I vertici dell’Arma hanno spiegato che nella zona del Ferro di Cavallo erano state piazzate da tempo telecamere che hanno permesso di raccogliere indizi sul fatto che gli indagati avevano fatto una sorta di cartello per piazzare e vendere lo stupefacente, ma non solo. “Per due anni – ha detto il tenente colonnello Bandelli – abbiamo avuto un faro acceso continui sul ferro di cavallo con servizio di prevenzione e controllo da parte di tutte le forze dell’ordine”.
Nel periodo delle indagini sono state registrate quattro azioni violente nei confronti dell’inviato di Raidue Piervincenzi l’11 febbraio del 2019 e a Vittorio Brumotti inviato di Striscia la Notizia il 26 settembre del
2019, il 4 maggio del 2021 e il 17 febbraio del 2022. Aggressioni vi sono state nel tempo anche durante le
operazioni di sfratto dal Ferro di Cavallo. Dei 20 destinatari delle ordinanze, 7 questa mattina erano già ristrettì
nelle case circondariali di Pescara, Teramo e Perugia.