L’Aquila. “Resto nel Pd. È la mia casa politica, ho lottato per averla, per cambiarla. Resto a casa mia”. E’ la dichiarazione, affidata a una nota, della deputata abruzzese Stefania Pezzopane. “In tanti mi stanno chiamando per sapere cosa faccio. Non avrei mai voluto essere messa di fronte a una tale scelta, ma confermo la mia volontà di dieci anni fa di contribuire a creare proprio questo partito e di essere al servizio di questa comunità”. “Oggi incontrerò amici e colleghi che ci stanno lasciando alla Camera, per domandare loro le ragioni di qualcosa che mi risulta del tutto inspiegabile e sbagliato”, prosegue la parlamentare, “sono stati giorni duri e ore difficili. Oggi dico solo che resto nel Pd. E pur rispettando la scelta di altri, non la condivido. E vorrei che prima di tutto ci fosse il rispetto delle scelte di tutti e ciascuno. E’ un errore, come ogni altra divisione avvenuta in questi anni. Per il partito e per il Paese. Lascia sconcertati i nostri elettori, a cui la nuova fase sta dando un po’ di speranza e ottimismo. Lavoriamo a che non prevalgano nel partito e verso l’esterno massimalismi”.
“Ho condiviso l’entusiasmo innovativo di una stagione passata, di cui Renzi è stato uno dei protagonisti. Quella esigenza di riformismo e cambiamento”, aggiunge la Pezzopane, “ha pieno titolo dentro il Pd, anzi il Pd vive per riformare e cambiare. Sicuramente è importante che ci sia una forza fuori dal Pd che aggrega i moderati e con la quale allearsi pure contro le destre, ma non mi piace che questo tentativo nasca da una scissione dal Pd e su input di un ex segretario. Così è un errore e uno schiaffo al popolo del Pd. Nel giro di un mese sono successe tante cose: alleanza con i 5 stelle e Pd al governo, Conte premier e alleanza organica coi 5 stelle nelle regioni. Tutti temi da discutere e approfondire”.
“Perché proprio ora una scissione?”, conclude la deputata Dem, “il Paese ha bisogno di una prospettiva che non lasci più spazio a errori e sottovalutazioni che portino la destra populista e sovranista a impossessarsi delle istituzioni”.

