L’Aquila. Il responsabile regionale salute Massimo Cialente espone in una nota le sue grandi perplessità riguardo la fine dell’incarico delle Usca (Unità speciali di continuità assistenziale), intervenendo così: “Pensare di decretare al 31.12.2021 la fine dell’attività delle Usca, istituite nel febbraio-marzo 2020, è un errore gravissimo, ingiustificabile alla luce dell’attuale andamento pandemico che ancora non mostra di essere stato domato. Chiunque segue le vicende della sanità e delle problematiche quotidiane legate all’infezione da Covid19, quotidianamente constata il ruolo ancora determinante che esse svolgono ed il livello di professionalità da esse acquisito. Mi chiedo come si pensi di poter gestire pazienti che risultassero positivi al virus e/o sintomatici, soprattutto nella fase di una possibile coincidente epidemia influenzale. Sappiamo chi andrebbe ad assisterli a domicilio? Qualcun altro comincerebbe ad andarci al loro posto dal 1.1.2022? Se sì, chi, e con quali dotazioni diagnostiche e logistiche? O si pensa di inviarli tutti presso i vari pronto soccorso? Davvero siamo senza parole”. Continuando: “Tra l’altro le Usca, come presenza assistenziale sul territorio, sono anche previste nel DM71. Quindi il problema è che tra il 31.12.2021 e l’entrata in funzione del DM71 non si è capaci di trovare una valida soluzione finanziaria prima ancora che di inquadramento di questi sanitari, tra l’altro non facilmente stabilizzabili nell’immediato poiché giovani in formazione nelle scuole di specializzazione o nel percorso di formazione per MMG? Come Circolo Sanità PD Abruzzo rivolgiamo un appello al presidente Draghi ed al Ministro Speranza affinché trovino, in Parlamento, una soluzione ponte già nel corso dell’approvazione della legge di bilancio, anche perché l’ipotesi di lasciare a carico delle Asl i costi di questo fondamentale e necessario servizio è ingiusta ed in molte realtà italiane impraticabile. Ma noi lanciamo un appello anche al presidente Marsilio ed all’assessore Verì. Esprimano una posizione, ci facciano sapere cosa ne pensano, soprattutto cosa ne pensano i direttori generali e sanitari delle nostre quattro Asl. Sembrerebbe infatti che si sia ricreato un altro di quei circoli viziosi tutti italiani, il Ministero afferma che le regioni non avrebbero richiesto la prosecuzione dell’attività delle Usca, le Regioni a loro volta ribattono che non sarebbero state interpellate in proposito. Non ci vogliamo credere”. Concludendo così il suo esposto: “Insomma, non si pensi che l’emergenza, le esigenze sul campo, il Covid si possano chiudere o bloccare con ordinanze o leggi, si affrontino le situazioni e si trovino soluzioni ragionevoli ed oggettive. Mai nascondere la polvere sotto il tappeto”.