L’Aquila. La stagione estiva volge al termine e mai come quest’anno il tema della plastica a mare è stato posto all’attenzione dell’opinione pubblica. La presenza di plastica negli Oceani è infatti ormai del tutto fuori controllo: ogni anno 8 milioni di tonnellate finiscono nei mari del mondo. Il 95% dei rifiuti del Mar Mediterraneo è composto da plastica, con impatti devastanti. Ben 134 delle specie presenti nel Mare Nostrum sono vittime di ingestione da plastica: tra queste tutte le specie di tartaruga marina che scambiano i sacchetti per prede. Ma non è solo un problema per la fauna. La plastica, infatti, frammentandosi in granuli, viene ingerita dai pesci e finisce nella catena alimentare che spesso ha al vertice l’uomo: in pratica finiamo per mangiarci la plastica che buttiamo.
“Basta farsi una passeggiata sulla battigia dopo una mareggiata per vedere come la maggior parte dei rifiuti spiaggiati sia composto da oggetti in plastica, un materiale nato per durare nel tempo e che invece utilizziamo per i prodotti usa-e-getta”, dichiara Dante Caserta, vicepresidente del WWF Italia, “persino durante le escursioni in montagna in alta quota è facile imbattersi in bottigliette o buste che hanno ormai invaso ogni ambiente. Del resto l’Europa è il secondo produttore di plastica al mondo e solo nel nostro Paese ne vengono consumati ogni anno 2,1 milioni di tonnellate solo per gli imballaggi. Siamo tutti chiamati ad assumere comportamenti più sostenibili, utilizzando prodotti duraturi e facendo sempre una corretta raccolta differenziata. Al tempo stesso le Istituzioni devono agire. I Comuni, seguendo l’esempio di alcune amministrazioni virtuose, devono vietare o fortemente limitare l’utilizzo di prodotti usa-e-getta: in Abruzzo lo ha fatto pochi giorni fa il sindaco di San Vito Chietino ed è un primo passo importante. Il Governo e il Parlamento devono adottare normative che scoraggino l’uso di plastica per i prodotti monouso e devono mettere in campo risorse per eliminare la plastica già rilasciata in ambiente”.
Di fronte a questa situazione il WWF Italia ha lanciato in questi giorni una petizione on-line chiedendo ai cittadini di far sentire la propria voce. La petizione può essere firmata all’indirizzo https://www.wwf.it/petizione_
- il Governo italiano faccia pressione sulla Commissione Europea perché divenga al più presto realtà la Proposta di Direttiva, annunciata il 28 maggio scorso, che chiede a tutti gli Stati membri di vietare 10 prodotti di plastica monouso(tra cui posate, piatti, cannucce, contenitori per alimenti e bevande);
- venga introdotta nel nostro Paese una cauzione sugli imballaggi monouso che stimoli i consumatori a riconsegnare i piccoli imballaggi di plastica a circuiti ben congegnati che favoriscano il loro riciclaggio, diminuendo così i rifiuti, con l’obiettivo del 100% di imballaggi in plastica riciclabili o riutilizzabili entro il 2030;
- siano messe fuori produzione in Italia le microplastiche da tutti i prodotti (a cominciare dai detergenti) entro il 2025, confermando anche il divieto delle microplastiche nei cosmetici dal primo gennaio 2020, stabilito dalla Legge di Bilancio 2018;
- sia finanziato il censimento degli attrezzi da pesca “fantasma”, cioè dispersi in mare, e il loro recupero e corretto smaltimento in adeguate strutture portuali.
“L’inquinamento da plastica è un problema globale causato dall’eccessivo consumo e da una cattiva o mancata gestione dei rifiuti”, dichiara Luciano Di Tizio, delegato WWF Abruzzo, “all’inizio dell’estate a Pescara con la mostra Il mare del futuro? abbiamo fatto vedere tutto il materiale che si trova sulla nostra costa e che i volontari del WWF continuamente raccolgono. È sciocco e irresponsabile pensare di poterci liberare di oggetti destinati a durare per molti decenni, buttandoli via dopo averli utilizzati per pochi minuti. Ricordiamoci sempre che quello che buttiamo a mare, il mare prima o poi ce lo restituisce!”.