Roccaraso. Per mesi ha fatto parlare di sé, con la sua golosità irrefrenabile ha fatto razzia per mesi di polli e conigli. È entrato addirittura in una pasticceria e si è fatto un’abbuffata di dolci.
Lo abbiamo visto entrare negli apiari, giocare con i bersagli del tiro con l’arco al parco avventura. Con il diffondersi sui social della sua immagine, che per giorni e giorni è rimbalzata da una bacheca all’altra, ha portato il nome dell’Abruzzo in tutta l’Italia, anzi, in tutto il mondo.
Juan Carrito, il terribile cucciolo di mamma orsa Amarena, alla fine una cosa l’ha insegnata a tutti noi: è la natura che vince. E così da qualche giorno su di lui è calato il silenzio. Perché a quanto pare si è allontanato e se ne sta in montagna, solo, presumibilmente in uno stato di ibernazione. Ancora presto, forse, dire che è andato definitivamente in letargo. Ma al momento sicuramente è fermo, al sicuro, tra la neve dei monti.
Juan Carrito, orso confidente e problematico per mesi ha risentito dell’odore dell’immondizia, dei rifiuti, troppo spesso lasciati imprudentemente sulle strade. In questi mesi abbiamo assistito a una vera e propria “macchina da guerra” messa in campo per lui, una task force che di tutto ha fatto per metterlo al sicuro.
Per far stare lui bene ma anche per garantire la sicurezza pubblica. Perché l’orsetto, che poi tanto orsetto non è -pesa infatti oltre 100 chili, più del doppio di quello che dovrebbe per la sua età- il suo posto lo ha scelto: vuole stare a Roccaraso e a Roccaraso probabilmente tornerà.
Munito di un radiocollare che ne permette di tracciare gli spostamenti, l’orso viene seguito e monitorato grazie a particolari antenne che possono individuare i suoi spostamenti. Strumenti in dotazione ai guardiaparco e ai carabinieri del reparto Pnalm. Dietro di lui ci sono stati per mesi veterinari, tecnici, tutti professionisti che hanno impedito che si avvicinasse ai tanti turisti che soprattutto durante le festività hanno popolato le cittadine d’Abruzzo che anche JC ama tanto.
Abbiamo documentato con una diretta sui social un’opera di dissuazione nei suoi confronti a Collarmele. Era giugno, una delle prime. Poco dopo entrò in un giardino e due bimbi piccoli se lo ritrovarono faccia a faccia. Scappò con le urla del nonno e del padre affacciati al balcone. Dietro le sue scorribande, il direttore del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, Luciano Sammarone e tutti i suo collaboratori, che con interventi sul posto hanno incontrato cittadini, turisti e amministratori, con incontri pubblici in piazza.
La loro presenza sul territorio è stata capillare e supportata in ogni azione da uno staff che cura la comunicazione in modo efficace e diretto.
Perché la convivenza pacifica tra quello che è il simbolo dell’Abruzzo, l’orso, e gli umani, è possibile. Il Pnalm ci crede e chiunque abbia del buon senso ci crede. E così, anche se Juan Carrito è un orso che ha fatto penare un po’ tutti perché indomito e implacabile nelle sue incursioni, sono partite delle campagne di comunicazione massicce: per evitare che sulle strade del Parco gli orsi e gli altri animali selvatici venissero investiti (come succede ancora spesso purtroppo), con cartellonistica adeguata, per far capire alle persone cosa devono fare quando incontrano un plantigrado, per evitare che gli orsi venissero continuamente inseguiti e perseguitati, come se fossero dei fenomeni da circo.
È arrivata anche la collaborazione con il Teatro Lanciavicchio, per utilizzare la comunicazione del teatro, efficace e diretta, per trasmettere come bisogna comportarsi per tutelare il più possibile questa meravigliosa specie in via d’estinzione.
Noi tutti ci siamo commossi quando abbiamo visto le immagini dell’orso più famoso d’Abruzzo, allattato sin dai primi mesi di vita in piazza a Villalago e quindi abituato a stare in mezzo alla gente, portato dal personale del Parco in montagna.
Anestetizzato e avvolto in una coperta abruzzese colorata, il terribile orsetto è stato riportato nel suo habitat. A Roccaraso era pieno di turisti e la situazione sarebbe potuta sfuggire facilmente di mano tra mercatini con dolciumi e insaccati di ogni genere in bella vista.
Lo abbiamo visto volare su un elicottero dei carabinieri forestali e ci siamo emozionati quando piano piano il suo corpo si è svegliato. Era da poco passato il ponte dell’Immacolata, lo scorso dicembre. Niente da fare, però. Perché Juan Carrito, che porta il nome del presidente del Pnalm Giovanni Cannata e della frazione di Ortona dei Marsi, famosa per la sua produzione di mele deliziose, (qui fu catturato per la prima volta, per essere munito del radiocollare), è poi tornato a Roccaraso.
È arrivato pure sulle piste da sci, lo ricordiamo immortalato in un video in cui uno sciatore richiama il figlio: “Guarda, c’è l’orso”. Lui, dissuaso ad avvicinarsi ai centri abitati anche con dei piccoli “proiettili” di gomma sparati dai carabinieri del reparto Parchi, ha deciso di volere la “cittadinanza” a Roccaraso e dopo giorni di cammino solitario lì dove voleva lui è tornato.
A ridosso del Capodanno però la presenza di tantissime persone ha iniziato a infastidirlo. Ha subito per giorni i rumori di botti sparati a qualsiasi ora e già aveva iniziato ad allontanarsi. Non prima però di sversare rifiuti per strada e aver mangiato di tutto e di più dai cassonetti del paese. Anche per questo il Pnalm sta collaborando a stretto contatto con l’amministrazione comunale in modo che al suo risveglio quei cassonetti non ci siano più. I cassonetti anti orso sono già una realtà. A Villalago sono già arrivati.
E allora ecco che ora la natura ha richiamato a se anche il “nostro” Juan Carrito, che ha lasciato il trambusto delle feste, dei botti, dei fuochi d’artificio, agli umani e ora dorme sereno in montagna. Chissà, magari anche il consiglio dello staff della comunicazione del Parco è stato profetico. Ai “tuttologi” della rete che si erano scatenati dopo il ritorno dell’orso a Roccaraso aveva suggerito: “Fate silenzio, gli favorirete il sonno”.
Anche se abbiamo un po’ timore a dirlo ma speriamo che sia davvero così e per tanto tempo: “Buon letargo Juan Carrito”.