Roccaraso. E fu così che alla fine la vittoria l’ha cantata l’uomo, la politica e chi ha scelto di rinchiuderlo dentro un recinto. In circa due ettari di terreno, dove ci sono già altri tre orsi, femmine, tutte e tre di provenienza euro asiatica.
Juan Carrito sarà catturato a breve, potrebbe già essere questa notte, e sarà portato all’area faunistica di Palena, nel Parco nazionale della Majella. Qui troverà le orse Iris, Margherita e Caterina. Quest’ultima molto anziana. Loro sono le tre orse salvate dall’associazione “Orsi della Luna” che si trovano in cattività in quanto provengono da storie di sfruttamento. Storie tristi che di fatto nulla hanno a che fare con la storia di Juan Carrito, il “terribile” cucciolo di Amarena. L’ultimo della cucciolata diventata famosa sui social.
L’ultima di cui si è a conoscenza chiaramente. Perché quello che tutti auspicano è che Amarena a primavera rispunti con nuovi cuccioli.
Juan Carrito, orso bruno marsicano confidente e condizionato, era entrato in un programma di protezione del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise che prevedeva la dissuasione che lo portasse di nuovo nel suo ambiente in montagna, lontano dai centri abitati e dall’immondizia dei cassonetti.
E così, da quella mattina di una domenica della scorsa primavera, dove il mondo lo vide in rete per la prima volta, con le nostre riprese della dissuazione che lo allontanava non solo da una stalla, dove aveva fatto colazione con polli e galline ma anche dalla ferrovia, abbiamo iniziato a conoscere le attività di guardiaparco, veterinari, carabinieri forestali, carabinieri del reparto parchi.
Tutti professionisti che hanno iniziato a monitorarlo e a seguirlo, grazie al collare che gli era stato messo dopo la cattura a Carrito, la frazione di Ortona dei Marsi, che gli ha dato il nome. Una novità il collare per un cucciolo di orso, tanto che il primo che gli è stato messo era di un lupo.
Forse già stanotte Juan Carrito sarà catturato e portato a Palena, in provincia di Chieti. Eppure era scritto nero su bianco sul protocollo di cui si parlava della sua “gestione” che sarebbero stati due i tentativi da fare per riportarlo in montagna. Niente da fare però. È l’uomo che ha deciso che due tentativi questo orso non li meritava. E quindi prima di rinchiuderlo non si tenterà una seconda volta, quella di cui invece noi avevamo parlato solo poche ore fa.
Questo perché ieri sera, come una doccia gelata su tutti, è arrivata la decisione dell’Ispra a cui Regione Abruzzo e Parco Maiella avevano chiesto direttamente il trasferimento nell’area di Palena. L’Ispra ha dato l’ok.
Perché Juan Carrito da Roccaraso non se ne vuole andare e dopo il video che lo ritrae “a spasso” con un imprenditore del posto e il suo cane, mentre gioca tra la neve, la questione a quanto pare è diventata di sicurezza pubblica. E ora probabilmente si ha paura che possa far male a qualcuno.
A questo punto però viene da chiedersi. Qualcuno a Roccaraso ha fatto in modo che gli esseri umani non interferissero con la vita dell’orso?
A Bisegna, a San Sebastiano, a Ortona dei Marsi, i marsicani sono abituati alla presenza dell’orso. A Roccaraso no.
E allora qualcuno ha fatto rispettare quell’ordinanza in cui c’era scritto che non si doveva filmare l’orso in paese? Che non gli si doveva dare da mangiare? Qualcuno ha cambiato i cassonetti per renderli più resistenti e antiorso? La risposta è più che semplice e chiara. No.
Perché dopo la sua prima cattura con il trasferimento in montagna, nei dintorni di Ortona, dove il Pnalm lo avvolse nella coperta di lana abruzzese per non farlo andare in ipotermia, dove il Pnalm lo trasportò in una gabbia fatta su misura per lui, per farlo entrare in un elicottero messo a disposizione dai carabinieri forestali, c’è stato anche chi gli ha messo le crocchette sul percorso per farlo tornare a Roccaraso. Per farlo portare lì dove ha portato ricchezza per mesi, come se fosse un animale da circo, con qualche albergatore che gli lasciava il cibo sotto la finestra così da affittare le “camere vista orso”. Con chi gli lasciava di tutto, ovunque, anche barattoli di aglio sott’olio.
Per i cassonetti anti orso a Roccaraso, corridoio naturale per l’orso bruno naturale, pare si debbano aspettare i soldi del Pnrr. Per non far mangiare l’immondizia a un orso, bisogna aspettare i soldi che arrivano per l’emergenza covid: soldi del Piano di ripresa e relisienza. Degli esseri umani. Al covid. Nel 2022. In Abruzzo, dove vive un orso che fa parte di una sottospecie unica al mondo.
Le sanzioni non sono arrivate, perché le multe alla politica non piacciono e fanno scappare i turisti che portano i soldi. Non fa niente se l’orso al posto di mangiare le bacche mangia rifiuti. Basta che ci sono i turisti che portano i soldi. Non fa niente nemmeno che lo inseguono a forza di “Vieni qui ti voglio toccare, sei bellissimo”.
L’imminente cattura di Juan Carrito pare sarebbe legata alla “inesistenza di condizioni per un rilascio in natura”. C’è neve e maltempo. Ora l’orso sarà portato a Palena e lì, sempre secondo la nuova gestione del Parco della Maiella che lo ha preso in carico, in quanto si trova sul suo territorio, sarà “rieducato”. Quando poi si scioglierà la neve, per lui, forse, ci sarà un nuovo trasferimento in montagna.
E così, con poche parole scritte di nuovo nere su bianco, Ispra e Ministero della Transizione ecologica hanno scelto la traslocazione e la cattività. Sarà con orsi salvati dalla follia umana subita in altri continenti.
E così si buttano alle spalle di tutti quanti i trent’anni dell’orsa Yoga, con cui le guardieparco del Pnalm hanno imparato e studiato l’atteggiamento degli orsi confidenti. Si mette da parte anche lo sforzo di far provare all’orso ad attraversare Roccaraso da solo, sulle sue zampe, come natura vuole. Al di fuori dei confini del Parco dove è nato. Così come ha già fatto un’altra orsa, che vive lì ma di cui nessuno parla, perchè è più scaltra e furba e capisce che dagli esseri umani si deve allontanare. Juan Carrito un’altra possibilità non l’ha meritata. Chissà se chi ha scelto per lui è abruzzese. Chissà.
Nella “Statistica del Regno di Napoli” del 1811 si legge di come si otteneva un gran guadagno dagli orsi, con la vendita dei cuccioli nel versante laziale soprattutto. Gli orsacchiotti venivano catturati, addomesticati e venduti, per poi portarli sulle piazze ad esibirsi. Sono passati più di 200 anni. Ma a quanto pare, all’uomo, l’orso piace ancora vederlo ammaestrato e sotto il suo facile controllo.
Abbiamo provato a contattare il direttore del Parco della Maiella, Luciano Di Martino, ma era impegnato in una riunione e non è stato disponibile a un’intervista.
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