L’Aquila.”È iniziato l’anno in cui ricorre il decimo anniversario del terremoto di L’Aquila e quest’anno si apre con una nuova udienza, che si terrà il 14 gennaio in tribunale a L’Aquila, dove pendono ancora le cause che la Presidenza del Consiglio ha intentato contro le famiglie delle vittime.
Addirittura l’avvocatura dello Stato, che rappresenta la Presidenza del Consiglio, ha chiesto la provvisoria esecuzione per somme da noi familiari contestate in toto. Tutto questo è segno dell’accanimento con cui lo Stato persegue questo giudizio e le famiglie delle vittime del sisma del 2009″. Così l’avvocato Maria Grazia Piccinini, di Lanciano, mamma di Ilaria Rambaldi, una delle 309 vittime del terremoto di L’Aquila e presidente della Onlus che porta il nome della figlia. Con a capo Matteo Renzi, la Presidenza del Consiglio ha chiesto la restituzione della provvisionale data in seguito al processo alla commissione Grandi Rischi. Processo che in via definitiva ha visto la condanna dell’ex vicecapo della Protezione civile Bernando De Bernardinis, che ha avuto 2 anni di reclusione per omicidio colposo e lesioni in relazioni alle rassicurazioni infondate date alla popolazione aquilana alla vigilia del sisma. Lo Stato, dopo la sentenza di primo grado, in cui erano stati condannati tutti i membri della commissione, aveva elargito provvisionali. A seguito dell’assoluzione, in appello, di 6 dei 7 componenti della commissione, con contemporanea estromissione dal processo di numerose parti civilli costituite, lo Stato, con atto di citazione, ha chiesto indietro i soldi. Fatti analoghi sono accaduti ai familiari delle vittime della Casa dello Studente. “Ai tempi del Pd, in sede di Question time” riprende “Piccinini “l’onorevole Finocchiaro aveva assicurato che il Governo era intenzionato a trovare una soluzione. Cambiato il Governo, dimenticato tutto. Ed allora io nel giugno 2018, ho inviato una pec al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nella quale lo informavo dell’esistenza di queste cause e chiedevo un incontro per cercare di sistemare la vicenda, anche perché, sin dal primo momento, il premier, nelle sue varie e innumerevoli apparizioni, ha dichiarato di essere ‘l’avvocato degli italiani’ e di voler incontrare le persone che glielo chiedono. Non ho mai avuto risposta”. “Tale pec” dice Piccinini “è stata spedita anche al senatore dei Cinque Stelle, Primo Di Nicola, e neppure da lui ho saputo nulla. Inoltre dal 13 ottobre 2009 langue, chissà dove, una mozione votata all’unanimità dalle forze politiche in Parlamento, che affermava la volontà del Governo di riconoscere lo status di vittime del lavoro ai morti del terremoto del 6 aprile. Nonostante io abbia fatto tanto per fare che in modo che si desse seguito a tale disposizione, è stato sempre ribattuto che mancavano i fondi, anche quando i fondi c’erano, erano stati indicati ed identificati. Nessuno si è mai interessato veramente a questa drammatica vicenda, senza prenderci in giro, senza burlarsi di noi e della nostra tragedia. Le case” aggiunge Piccinini “sono state ricostruite o sono in via di rifacimento, le cose sono state risarcite; invece le vite no, in nessun modo. Anzi… Per noi in dieci anni i fondi non ci sono stati mai. Ci hanno palleggiato da destra a sinistra, per poi palleggiarci anche al centro e poi daccapo. E come se questo turbillon non bastasse, siamo costretti ancora a difenderci nelle aule di tribunale nell’indifferenza generale dei politici. Nessuno che si interessi di noi. Veniamo classificati nella categoria terremotati, ma a differenza di tutti gli altri che sono stati risarciti, a noi che abbiamo lutti in casa, nemmeno hanno trovato una qualche forma di risarcimento e indennizzo che superi lo zero. Noi non abbiamo avuto nulla, se non guai giudiziari e la Presidenza del Consiglio che ci scaglia contro l’avvocatura dello Stato che addirittura chiede la provvisoria esecuzione. Ho sentito, in questi giorni, che forse c’è una sensibilità diversa verso le grandi tragedie che hanno colpito l’Abruzzo, e che ci sono anche fondi già resi disponibili. Vorrei augurarmi che non si vorranno fare categorie tra le stesse: sciagure di serie A, di serie B e via di seguito. Lo troverei disgustoso, ingiusto e offensivo. Le lacrime infatti hanno lo stesso colore e la stessa amarezza per tutti”.