Vasto. Oltre 100 ragazzi delle classi seconde dell’Istituto di Istruzione Superiore Enrico Mattei di Vasto hanno potuto assistere, lunedì 22 aprile, ad un interessante seminario incentrato su bullismo e cyberbullismo dal titolo ‘Il Club dei perdenti’, evento promosso dal Lions Club Vasto Adriatica Vittoria Colonna in collaborazione con la dirigenza della scuola.
Dopo i saluti del cerimoniere Luca Russo, del dirigente scolastico Gaetano Fuiano, del presidente del Lions club Vasto Adriatica Vittoria Colonna Massimo Molino e del presidente della Zona A della VII Circoscrizione Luigi Spadaccini, è stato lo psicologo e psicoterapeuta Christian Valentino ad introdurre la mattinata soffermandosi attentamente sul bullismo che ‘riguarda anche gli adulti, a partire dal mobbing.’ ‘Bisogna spronare e insegnare il processo dell’empatia’ ha detto evidenziando come sia il bullizzato che il bullo vivono un senso di profonda sofferenza e, poi, ha utilizzato il taglio di una mela, dalla buccia lucida ma con segni di deterioramento nella polpa, per far comprendere ai ragazzi che ‘dobbiamo andare oltre l’apparenza per assaporare il senso profondo della vita. Esterno e interno non vanno di pari passo.’ ‘I dati ISTAT – ha sottolineato lo psicoterapeuta – ci dicono che il 23% dei ragazzi ha subito nella propria vita un atto di bullismo. Il danno interno si ripercuoterà anche nella fase adulta e sarà difficile tornare indietro sui soprusi che sono stati fatti. Nel momento in cui superiamo il limite usando la violenza verso gli altri gli creiamo un danno irreversibile.’
‘Il bullismo – ha detto Valentino – è qualcosa che riguarda ognuno di noi ed ognuno di noi deve sentire la responsabilità di ascoltare l’amico perché la diversità è ricchezza, è scambio.’ Ampio spazio è stato dedicato all’intervento dell’Isp. S. Mauro Giannetta, responsabile della Sezione operativa per la sicurezza cibernetica della Polizia postale di Chieti, sezione di cui fa parte anche il V. Isp. Alessandro Pellicciaro. I due ispettori di Polizia hanno parlato ai ragazzi di adescamento, pedopornografia, diffamazione sui social e dei rischi correlati anche dal punto di vista legale. Quindi spazio al cyberbullismo per il quale non è prevista la definizione specifica di reato, ma che viene perseguito in relazione ad ogni tipologia di reato attraverso il quale si esplicita, come stalking e diffamazione. ‘Nessuno ci costringe ad essere cyberbulli se noi non vogliamo esserlo’, hanno detto gli uomini della SOSC per poi evidenziare come anche questi atti subiscono mutamenti in relazione all’aggiornamento delle tecnologie. ‘Basti pensare che, purtroppo, tanti sono i casi di cyberbullismo che portano a tentativi di suicidio e il social che ne è causa del numero maggiore è whatsapp.’ Una esposizione minuziosa quanto preziosa infarcita di esperienze sul campo di lavoro, di articoli di testate su casi di cyberbullismo e di filmati che hanno fatto toccare con mano la realtà di un fenomeno che troppo spesso sembra appartenere a realtà lontane, ma che invece possono essere più vicine a noi di quanto si possa immaginare. La consulente famigliare Chiara Vinciguerra ha evidenziato con forza come i social portino ad una ‘omologazione della percezione attraverso filtri come lo schermo, gli emoticon, i like il cui numero elevato aumenta il rilascio di dopamina che determina gratificazione.’ ‘Un meccanismo che ci deresponsabilizza perché non ci da percezione dell’impatto che abbiamo sugli altri e che può portare ad arrecare dolore.’ ‘Bisogna educare all’empatia che vuol dire acquisire la capacità di mettersi nei panni degli altri consapevoli di ciò che può far male agli altri’, ha aggiunto prima di sottolineare come ‘tutto quello che è relazione virtuale è anche reale. Tutto quello che non direste o fareste di persona non fatelo né condividetelo online.’ ‘Bisogna confidarsi e uscire dall’isolamento, parlare, condividere, esprimere le perplessità – ha detto la Vinciguerra – La relazione passa per la fiducia, ma per avere fiducia bisogna avere coraggio anche di raccontare e denunciare magari alle istituzioni che sono il mezzo di riferimento di protezione che vi offre la società.’ Parole cui ha fatto eco il dirigente Fuiano che ha responsabilizzato i ragazzi a parlare con i familiari, i docenti, i terapeuti, le istituzioni se si resta vittime di forme di bullismo o se si è a conoscenza di casi analoghi per poter intervenire prontamente sia sul bullizzato che sul bullo che, come ben recitava il titolo, appartiene ad un club di perdenti che per provare ad affermare se stessi hanno bisogno di fare del male ad altri.