“Della serie mi ha conquistato la struttura drammaturgica, il continuo andare avanti ed indietro nel tempo. Di Pietro mi colpisce che è il padre che tutti vorrebbero avere e vorrebbero essere, al netto di una bella dose di fragilità, non è un eroe. Si spinge al di sopra dei propri limiti”. Parola di Lino Guanciale, l’attore tra i i più amati e apprezzati e richiesti, si cala questa volta nei panni di Pietro, il capofamiglia dei Peirò (nella versione originale Jack Pearson ha il volto di Milo Ventimiglia), della serie Noi adattamento italiano della pluripremiata e amatissima This Is Us (in America sono arrivati alla sesta stagione) che sbarca su Rai1 da domenica 6 marzo per un totale di sei prime serate, con la regia di Luca Ribuoli. Mentre la giovane Aurora Ruffino sarà la moglie Rebecca (nell’originale Mandy Moore) li seguiamo da Torino a metà anni ottanta ai giorni nostri. Ma la versione italiana è un bellissimo affresco tra presente e passato, che racconta negli anni una famiglia e un paese, rivelando come anche i più piccoli eventi delle nostre vite possano influenzare ciò che diventeremo, esplorando gli affetti e le relazioni. Ci sono legami che superano le distanze, i non detti e perfino la morte.
Noi è firmata da Sandro Petraglia, Flaminia Gressi e Michela Straniero, prodotta da Cattleya in collaborazione con Rai Fiction. “Difficile fare un family drama che morda la realtà” dice il produttore Riccardo Tozzi: “la nostra è una grandissima saga di sentimenti familiari che ha sullo sfondo il paese, penso che l’italianizzazione sia stata fatta in modo molto profondo sulla scrittura”. Una nuova sfida per Lino Guanciale (appena confermata la seconda stagione del Commissario Ricciardi, ma lo rivedremo a breve in una serie che è una grande coproduzione Sopravvissuti e più in là nella terza de La Porta Rossa di cui sono terminate a dicembre le riprese a Trieste).
Noi è il racconto della famiglia Peirò, che si dipana lungo trent’anni. A cominciare dal 1984, quando la coppia è in attesa di tre gemelli (uno muore per complicanze nel parto e Pietro, che ha promesso che da quell’ospedale uscirà con tre bebè, prende la decisione di adottare un neonato afroamericano, abbandonato davanti a una caserma) fino al 2000. La serie segue la crescita dei tre ragazzi Claudio (Dario Aita), Caterina (Claudia Marsicano) e Daniele (Livio Kone) e il rapporto tra i due genitori ma anche le difficoltà, le gioie ed i dolori che devono affrontare, ed in parallelo la vicende dei figli adulti.
Per Guanciale “questo racconto sfugge all’equazione di cui siamo tutti vittime, ovvero se c’è l’amore c’è la felicità. I genitori non devono fare felici i figli, devono stargli accanto”. “La famiglia è qualcosa di cui non ti liberi mai, nel bene e nel male. Tocca poi decidere cosa fare di quel bene e di quel male.
Mio padre è molto vicino a Pietro: mi ha messo in condizione di seguire i miei sogni. A volte ti fa più rabbia questo che un padre con cui prendersela”. Ruffino: “Ho vissuto Rebecca fino ai suoi 60 anni, è un’occasione unica per un attore, conoscere così bene un personaggio. Ho pensato di interpretare quattro donne differenti”. Daniele (Kone), uomo di successo che ha studiato a Londra, decide di cercare il proprio padre biologico; Claudio (Aita) che fa l’attore, stanco dei ruoli delle serie si rimette in gioco a teatro, mentre Caterina (Marsicano), che combatte da sempre e contro i problemi di peso, ascolta il consiglio del fratello e decide di affrontarli. Petraglia fa notare: “Cattleya ha acquisito 18 puntate di This Us per farne dodici, ci siamo concessi il lusso di eliminare alcuni dialoghi che a lungo andare diventano retorici, abbiamo potuto tagliare e reinventarli”. Guanciale fa notare “da che mondo a mondo traduciamo e facciamo versioni italiane, esportiamo e importiamo contenuti letterari e artistici. Per cui per me ha senso che attraverso un classico possiamo leggere noi stessi. Ci siamo difesi dalla retorica, dal facile sentimentalismo. Tutto è partito dalla scrittura: io stesso ho accettato la parte dopo aver parlato con Petraglia. Abbiamo cercato di consegnare un racconto che fosse il più inclusivo, affinché in questo Noi ci si rispecchiasse tutti come italiani”. Tra i punti a favore di Noi la colonna sonora che ospita alcuni dei brani più rappresentativi della musica leggera Italiana. Un posto speciale è riservato a Nada che ha cantato e scritto la canzone Mille Stelle.