Roma. Dobbiamo imparare a conoscere la Terra per saperci difendere e cambiare la concezione che ne abbiamo: la Terra, infatti, governa la nostra esistenza. È uno dei messaggi chiave della Giornata dell’alfabetizzazione sismica organizzata il 13 gennaio dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) per promuovere la conoscenza dei terremoti, dell’ambiente e dei vulcani, una data fissata per ricordare il terremoto della Marsica.
“Giornate come queste sono importanti perché i cittadini non conoscono abbastanza la Terra”, ha detto Carlo Doglioni, presidente dell’Ingv. “Avere un rapporto diverso col nostro pianeta significa saperci difendere”, ha proseguito, “significa soprattutto avere una concezione diversa di quello che sta sotto sotto di noi che di fatto governa poi tutte le nostre attività”.
Giunta alla sua quarta edizione, la Giornata dell’alfabetizzazione sismica nasce per stimolare una maggiore consapevolezza e sviluppare una cultura attenta alla prevenzione e lo fa con eventi nelle varie sedi Ingv in Italia che si aprono alle scuole e a numerose iniziative per il pubblico generico.
“L’Italia è una nazione sismica, dove ci sono 10 vulcani attivi”, ha proseguito Doglioni, “e ha un ambiente meraviglioso che però deve essere protetto e dal quale anche noi ci dobbiamo proteggere. Ma possiamo farlo solo e semplicemente se lo conosciamo”. Non a caso la Giornata è stata fissata il 13 gennaio, per ricordare il disastroso evento sismico di magnitudo 7.0 in Abruzzo, che nel 1915 colpì la Marsica, in particolare la zona di Avezzano, provocando la morte di oltre 30mila persone.
Sono stati circa 1.000 studenti e qualche centinaio di visitatori coinvolti nella quarta edizione della Giornata dell’alfabetizzazione sismica, le ‘parole’ della Terra, organizzata dall’Ingv, che ha aperto le porte nelle sue 8 sedi e ha organizzato circa 50 attività per coinvolgere il pubblico di ogni età con mostre, laboratori didattici e visite guidate.
Tante le attività proposte: dai laboratori didattici per bambini come Mareopoli nella sede di Roma o il Memory nella sede di Lerici fino a un’esibizione della flotta di droni usati per monitorare i vulcani, alla sede di Rocca di Papa, alla riapertura al grande pubblico del più antico laboratorio scientifico per lo studio dei vulcani, l’Osservatorio vesuviano, fondato nel 1841 dal Re Ferdinando II di Borbone a Ercolano.
“Questa istituzione”, ha detto Mauro Di Vito, direttore dell’osservatorio vesuviano di Napoli dell’Ingv, “nasceva con l’obiettivo di studiare i vulcani, il Vesuvio in particolare, con strumentazioni innovative per l’epoca e con l’obiettivo di imparare a prevedere le eruzioni. Oggi è un osservatorio ancora attivo che monitora il Vesuvio 24 ore al giorno ma è anche un luogo che raccoglie una grande quantità di materiali del patrimonio storico culturale e scientifico”.
Grande la partecipazione del pubblico, con tutte le attività sold out. “Sono circa 10 anni”, ha affermato Stefano Branca, direttore dell’Osservatorio etneo di Catania dell’Ingv, “che abbiamo aumentato le nostre attività di divulgazione per rispondere alle costanti richieste soprattutto da parte delle scuole, tanto che abbiamo addirittura difficoltà a gestirle e abbiamo colleghi che ormai si occupano solo di divulgazione”.