Editoriale – Si prova un certo imbarazzo nel constatare il passaggio a zona arancione della Lombardia, regione focolaio principale dell’Italia rispetto all’emergenza Covid e con essa altre regioni gravemente colpite dalla pandemia nel mentre l’Abruzzo permane in zona rossa. E tale rimarrà ancora a lungo a causa dell’inadeguatezza delle strutture sanitarie. Il problema, infatti, non sta tanto nel numero dei contagi che risulta essere in decremento e comunque stabile negli ultimi giorni ma sulla gestione dei ricoveri per covid 19 alla quale si stanno sommando le gravi attese per le altre patologie che non sono certo andate in quiescenza.
Pazienti che soffrono d’altro e che sono preoccupati per l’avanzamento di altre patologie che se trascurate anch’esse a loro volta sono soggette a generare ricoveri e bisogno di assistenza sanitaria.
In pratica l’Abruzzo che nella prima fase pandemica si è potuto permettere di anticipare addirittura le riaperture rispetto al rigore del governo, mentre ora lo ha di fatto dovuto anticipare, autodichiarandosi zona rossa. Una sorta di resa, di sconfitta, come dichiarare alla nazione intera il fallimento di un meccanismo.
E stiamo parlando della salute pubblica a cui oggi tutti sembrano voler tenere particolarmente a cuore.
Ebbene si avvicina il Natale, ma nelle grigie città deserte dell’Abruzzo ove si palpa la paura popolare non c’è alcun motivo di dover fare festa. Non c’è bisogno che vengano “consentiti” cenoni o pranzoni, non vi è di fatto lo spirito giusto.
Quella che era una opportunità di vita, ossia lo stare insieme oggi sembra essere divenuto un delitto contro l’umanità a causa della pandemia.
Le regole, gli abruzzesi le stanno rispettando e anche in maniera molto equilibrata e garbata. Di fronte a grandi tragedie come il terremoto del 2009 si era vittime della violenza incontrollata della natura alla quale si è reagito con tristezza, lutti ma anche con grande dignità.
Il collasso del sistema sanitario è invece la perdita di una dignità per quanti sono parte di un territorio, tanto da provare imbarazzo nell’essere zona rossa per tale fallimento di sistema. Ci si chiede dunque quanto debba durare ancora questa situazione, che appare peraltro incerta e dubbiosa.
Ai posteri le ardue sentenze.