Sulmona. Oggi si è concluso con un mancato accordo in sede sindacale l’esame congiunto così
come previsto dall’ex art.4 comma 5 della Legge 223/91, la procedura riguarda 11 dipendenti di vari
profili professionali della casa di cura San Raffaele di Sulmona, i quali rischiano di perdere il posto di
lavoro in un contesto territoriale che storicamente si trova in forte difficoltà dal punto di vista economico, sociale ed occupazionale.
Le motivazioni addotte dalla casa di cura San Raffaele sarebbero da ricondurre ad un mancato
adeguamento del budget, da parte della Regione Abruzzo per l’annualità 2019, rispetto alle prestazioni erogate in regime di accreditamento dall’Unità Spinale (codice 28).
Le OOSS Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, nell’esprimere profonda preoccupazione, hanno contestato, nei tre
incontri tenutisi con la società, i licenziamenti ed hanno chiesto all’azienda il ritiro immediato degli stessi dichiarando la mobilitazione di lavoratrici e lavoratori della clinica sulmonese. E’ bene precisare che la riabilitazione spinale (cod 28) è una eccellenza sanitaria, unica in Abruzzo, che la clinica San Raffaele assicura in regime di accreditamento con il servizio sanitario pubblico con 25 posti letto che vengono occupati anche da pazienti che vengono a curarsi da fuori regione, generando introiti finanziari per la Regione Abruzzo.
Dopo aver formalizzato lo stato di agitazione del personale, FP CGIL, CISL FP e UIL FPL, metteranno
in campo ogni azione per contrastare il licenziamento dei lavoratori, e già nella giornata di domani
(26/11/2019) è previsto un incontro a L’Aquila convocato dal Prefetto dove parteciperanno anche i
lavoratori con un presidio davanti la Prefettura.
Le OOSS Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl ritengono indispensabile il mantenimento dei livelli occupazionali e ricorreranno a tutte le azioni di lotta a tutela del lavoro e di un servizio sanitario importantissimo per il territorio in considerazione dell’alta professionalità posseduta dai lavoratori e dalla specificità che l’unità spinale rappresenta per l’intero sistema sanitario regionale.
Perdere ancora posti di lavoro e servizi sanitari importanti significa dare un colpo definitivo al
tessuto economico e sociale di Sulmona e della Valle Peligna relegando il territorio a fanalino di
coda nel contesto regionale.