L’Aquila. “Penso che L’Aquila possa completare la sua ricostruzione ispirata alla ricostituzione dell’ambiente storico in maniera esemplare. Ho fiducia che l’operazione venga bene. Poca audacia? No, casomai sono i tempi che andrebbero rivisti”.
Lo ha detto il professor Franco Purini, architetto di fama nazionale, che ieri sera all’Aquila ha tenuto una lectio magistralis dal titolo “Ricostruire”, promossa dall’Ufficio speciale per la ricostruzione (Usra). L’evento è rientrato nell’ambito delle iniziative di natura culturale e di formazione messe in campo da Usra, impegnato nell’esame e nel rilascio delle pratiche per la ricostruzione dell’Aquila, colpita dal terremoto del 6 aprile 2009.
“Non possiamo tenere in piedi per molti anni l’operazione di ricostruzione, bisogna essere più efficienti e anche più capaci”, ha aggiunto il professore emerito di Composizione architettonica e urbana presso l’Università La Sapienza di Roma, “le Amministrazioni e lo Stato devono ascoltare di più le esigenze dei cittadini, non in senso assistenziale, proprio perché il terremoto è un evento traumatico che ha come risultato un cambiamento strutturale profondo della città e della sua vita”.
Osservando le fasi successive ai terremoti che negli ultimi cinquant’anni hanno colpito l’Italia, Purini, componente dell’Accademia delle arti del disegno di Firenze e dell’Accademia nazionale di San Luca, ha fatto osservare come “il nostro Paese ha reagito in modi diversi ma tutti dotati di significato, e visto che si possono verificare ancora bisognerebbe fare un bilancio serio di queste esperienze e trarne alcuni insegnamenti. Le ricostruzioni – ha continuato l’architetto che nel 2013 è stato premiato dalla Presidenza della Repubblica con il diploma di medaglia d’oro di benemerito della scuola, della cultura e dell’arte – nelle varie regioni italiane colpite da questi eventi sono state molto diverse e sarebbe bello confrontarle per vedere qual è la soluzione migliore, ad esempio la ricostruzione del Belice è molto diversa da quella del Friuli. Un caso è migliore e l’altro peggiore? No, ci sono aspetti positivi in entrambe e aspetti negativi in entrambe”, ha spiegato ancora Purini, attivamente coinvolto nel processo di rinascita della valle del Belice dopo il sisma del 1968, “quindi sarebbe bello entrare di più nel merito, ascoltando l’opinione anche di molte persone che non siano architetti o ingegneri, come abitanti, letterati. In modo che si abbia una visione più complessa di questa problematica che nel nostro Paese è endemica. Basti ricordare che il Colosseo non è stato saccheggiato dai barbari ma per metà è caduto per un terremoto – ha concluso Purini al quale nel 2016 è stata conferita la medaglia d’oro alla carriera dalla Triennale di Milano.
Per il responsabile Usra, Raniero Fabrizi, che ha anche l’interim dell’Ufficio speciale per la ricostruzione del comuni del cratere (Usrc), “i processi di ricostruzione forniscono dei dati che dovranno essere utilizzati a livello nazionale per risolvere le problematiche che purtroppo ci saranno sempre.
Per il dirigente dello stesso Ufficio Giovanni Francesco Lucarelli “serve un protocollo per interventi e processi di ricostruzione”, attraverso “un’opera di selezione di quanto attuato fino ad oggi in Italia”. “Noi possiamo essere un modello da mettere a disposizione di altri soggetti”, ha concluso Lucarelli, anche in riferimento al processo in atto nei comuni colpiti dal sisma del Centro Italia nel 2016 e nel 2017.