Chieti. La Guardia di Finanza di Chieti, al termine di un’indagine nei confronti di una società di capitali che opera nella lavorazione di manufatti in ferro e alluminio, ha accertato che negli anni d’imposta 2016-2022 sono stati sottratti a tassazione redditi positivi per oltre 1.460.000 euro, elementi negativi di reddito indeducibili per oltre 1.260.000 euro, nonché riscontrata evasione Iva per 600.000 euro.
Il Nucleo di polizia economico finanziaria ha puntato l’attenzione su una società a responsabilità limitata perché l’unico socio, e amministratore unico, emergeva in diverse segnalazioni di operazioni sospette, generate in occasione di presunte attività di riciclaggio o di fondi la cui provenienza potrebbe derivare da azioni criminose. Nel caso in questione erano relative a numerose movimentazioni su conti correnti, versamenti e prelevamenti di denaro in contante, intestati a una ditta individuale facente capo sempre al medesimo amministratore e a quelli della società ispezionata.
L’attività di verifica fiscale eseguita è stata svolta attraverso l’accesso nella sede operativa della società e ha consentito di trovare documentazione extracontabile, a conferma dell’esistenza di diverse cessioni di beni effettuate “in nero”, con pagamenti rigorosamente in contanti che, successivamente, finivano sui conti correnti.
Per cristallizzare le cessioni di beni avvenute senza documentazione fiscale, le operazioni di verifica sono state integrate da controlli che hanno permesso di riscontrare l’effettiva consegna, da parte di un’azienda di trasporti incaricata dalla società, del materiale venduto da quest’ultima ai propri clienti.
L’Agenzia delle Entrate, condividendo quanto constatato dalla Finanza, ha emesso per il 2016, annualità in scadenza di termini, avviso di accertamento nei confronti della società interessata. Il comandante provinciale delle Fiamme Gialle di Chieti, il colonnello Michele Iadarola, evidenzia “come l’evasione fiscale costituisce un grave ostacolo allo sviluppo economico perché distorce la concorrenza, mina il rapporto di fiducia tra cittadini e Stato e penalizza l’equità, sottraendo spazi di intervento a favore delle fasce sociali più deboli.