L’Aquila. Sono circa le ventuno, all’ Aquila, nella Fontana delle 99 Cannelle.
Il pubblico, seduto sui gradini all’ingresso del monumento, è venuto per
assistere alla rappresentazione teatrale dell’ “Odissea” di Derek Walcott.
La fontana simbolo del capoluogo è uno sfondo unico. Gli attori entrano dalla
gradinata centrale, appaiono sulle mura in alto e recitano a stretto contatto
con il pubblico che, quasi abbracciato dalla scena, diviene esso stesso
protagonista.
Un cubo girevole nel centro del palco muta ora nella nave di Odisseo, ora
nella sensuale dimora di Circe, ora ospita il banchetto dei Proci.
Lunghi e scroscianti applausi, infine, accompagnano l’uscita degli attori.
Lo spettacolo di sabato è stato organizzato dal TSA(Teatro Stabile d’Abruzzo)
sotto la direzione artistica di Alessandro Preziosi e con la regia di Andrea
Baracco e fa parte del calendario di eventi del progetto “I cantieri dell’
immaginario”. La serata ha dato luogo alla seconda delle tre rappresentazioni
previste.
Non hanno partecipato a questo progetto attori professionisti, ma ragazzi
provenienti da tutta l’Italia che hanno avuto l’opportunità di vivere un’
esperienza unica nel suo genere.
Ma perché si è scelto di rappresentare proprio l’Odissea di Walcott? Basta
dire che nel processo creativo dell’autore quest’opera, come lui stesso
afferma, ha significato una fase di ricostruzione della propria cultura e della
propria identità. Nel contesto aquilano ha un forte valore simbolico.
“L’ Odissea che il TSA vuole offrire al suo pubblico(…) si candida ad essere
un “modello emergente di navigazione” per scoprire la Itaca di ognuno, per quel
“ritornare a casa” tanto auspicato dalla popolazione aquilana, tornare a casa,
cercare di raggiungerla in ogni modo usando intelligenza, cultura, etica…” si
legge sul sito del Teatro Stabile. Un grande richiamo, quindi, agli abitanti
del capoluogo, a non arrendersi, a lottare con ogni mezzo( in primis attraverso
la cultura) affinché riconquistino la loro patria: una città vera in cui
tornare. (d.r.)