Da ieri si registrano scontri militari tra Armenia e Azerbaigian e nella notte gli scontri al confine con artiglieria e armi di grosso calibro contro le posizioni armene in direzione delle città di Goris, Sotk e Dzhermuk, hanno causato la morte di soldati da entrambe le parti.
I militari azeri stanno cercando di avanzare in territorio armeno, utilizzando artiglieria, mortai da trincea e droni, colpendo sia infrastrutture militari che civili. Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha chiamato telefonicamente il presidente russo Vladimir Putin, chiedendo protezione militare come previsto dagli accordi internazionali tra i due paesi. Ma la Russia, già pesantemente impegnata sul fronte ucraino, potrebbe non avere a disposizione truppe e mezzi da destinare a questo nuovo conflitto tra Armenia e Azerbaigian. E secondo alcuni analisti sarebbe proprio la difficoltà dei russi di gestire più fronti, già in difficoltà dopo l’avanzata ucraina di questi giorni, il motivo che avrebbe spinto l’Azerbaigian ad attaccare l’Armenia, nonostante questa goda formalmente della protezione di Mosca. Ma ora gli occhi sono tutti puntati sulla Turchia, che sulla questione Armena è favorevole alla risoluzione dell’Azerbaigian. Erdogan potrebbe svestire i panni del mediatore e appoggiare il governo azero, intenzionato a portare avanti la soluzione militare contro il popolo armeno. Anche il governo degli Stati Uniti ha chiesto l’immediato cessate il fuoco, auspicandosi che non si vada avanti con una risoluzione militare del conflitto. Antony Blinken, segretario di Stato americano, si è detto molto preoccupato per l’escalation militare tra i due paesi, in particolar modo per gli attacchi ai civili e alle infrastrutture interne dell’Armenia.