L’Aquila. Poiché l’arte è la conduttrice divina che anima le forme in vitaminiche essenze e le veste con i colori autentici dell’infinito meditare, l’artista aquilano Juan Alfredo Parisse ne ha intrapreso delle nobili competenze e, attraverso le sue esternazioni d’amore pittoriche, incentrate su soggetti abruzzesi, infonde con i suoi acquerelli su tela e talvolta con i suoi colori ad olio, delle particolari sensazioni di armonia.
La sua amata terra è quindi motivo di grande incoraggiamento creativo e seppur il suo nome argentino ci lascia pensare che non abbia delle radici propriamente italiane, in realtà non è affatto così, perché i suoi genitori aquilani trasferendosi per alcuni anni a Buenos Aires, non hanno avuto la possibilità di registrare il loro figlio, nato in Argentina, con l’identità italiana a causa di una legge di Juan Domingo Perón che impediva di chiamare i nuovi nati in loco con nomi stranieri.
La sua arte ha spiccato il volo in età adulta poiché si accorse di avere questa predilezione per la pittura soltanto dopo un’attenta osservazione “illuminante” di un fiore che creava dei contrasti meravigliosi tra il verde delle montagne. Mediante la sua arte evocativa, Juan Alfredo Parisse è manifesto di una realtà sorprendente, come il dipinto di “Rocca Calascio” eseguito ad acquerello, che crea una sorta di mescolanze tra tinte fredde e calde inducendoci all’attenzione di un’armoniosa luce compenetrante nel biancore della neve e che vi è intessuta da una paesaggistica serale.
“Papaveri al tramonto” è invece un acquerello molto atmosferico che riflette la luce con la leggerezza delle tinte circostanti e, persuase dal sole, elaborano un filtro dorato che irradia i papaveri di gioia, circoscrivendone uno stato di benessere rigenerante, sia per la natura, sia per chi la osserva.
E sebbene la natura è una grande complice delle atmosfere, quando vicino ad essa erge una struttura architettonica di forte impulso visivo, come fosse un richiamo dall’universo, si tingono di umanità anche gli orizzonti invocandone la bellezza di un connubio perfetto e portandoci alla riflessione dell’amore culturale. Ebbene, attraverso il quadro “La basilica di Collemaggio” dipinto ad acquerello, possiamo godere del benessere vegetativo che, come fosse un tendaggio teatrale, apre un varco alla basilica, mostrandola nella sua straordinaria elaborazione descrittiva e lasciandoci nella libera espressione del nostro equilibrio spirituale.