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L’artista Mishan incanta alla fortezza di Civitella del Tronto con la sua prima mostra personale

Redazione Cronaca di Redazione Cronaca
16 Maggio 2022
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Da ieri chi lo vorrà potrà vedere con i propri occhi, nella sala espositiva di San Giacomo in quel della Fortezza di Civitella del Tronto, i capolavori di maurizia Nardella, in arte Mishan, l’artista emergente di Molina Aterno e con sangue sanseverese.

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Per 15 giorni e fino al 2 Giugno i quadri saranno esposti in quello che è ritenuto essere, a giusta ragione, il sito culturale ed architettonico più visitato d’Abruzzo. Lo farà grazie al noto critico D’arte Massimo Pasqualone che nella sua molto ben curata 7^ manifestazione denominata “ La fortezza dell’arte” ha voluto fortemente, grazie al contributo del noto artista Elio Lucente, la presenza della sua ultima scoperta.

Tra i lavori che si potranno vedere ricordiamo “Il velo” che così lo descrive l’artista :

”Cos’è che ci separa dall’essere davvero noi stessi, se non un velo, fatto di paure e limiti che ci imponiamo quotidianamente?
Eppure se continuiamo a lasciarlo lì, a nascondere la nostra vera essenza, la sua leggerezza non farà altro che essere sostituita, giorno dopo giorno, da pesantezza, come quella dell’acrilico che aderisce con forza sulla tela e diventa parte di essa, non più separabile”.

“Il velo” è il n°4 della mia serie “ConTatto”

Un altro di capolavoro di questa serie è “Connessione”,”…Qualcuno noterà una leggera somiglianza tra questo dipinto e un altro che ho deciso di chiamare “Risveglio”- afferma l’artista- In effetti,ho scelto di realizzare una serie di dipinti che ho deciso di chiamare come dicevo “ConTatto”. Il tuttto è basato sull’idea di qualcosa che emerge dal profondo, tentando di toccare la realtà esterna, e di noi che entriamo in contatto con questa realtà aldilà della tela. In tutta la mia vita poche volte ho realizzato mani, ma adesso sono le protagoniste, il mezzo attraverso cui questo contatto avviene…”.

 

Un altro lavoro in esposizione è “La figlia segreta”

“Questo dipinto, -sottolinea Maurizia Nardella- è un po’ diverso dai precedenti. Se in quello,infatti, ho voluto dare una maggiore idea di astrattezza, di vicinanza e lontananza allo stesso tempo, questo è più concreto,duro e diretto.
Il verde conferisce un senso di pesantezza dal quale, probabilmente, sentivo di dovermi liberare.
L’ho fatto, ho dato a questa pesantezza una forma ed un posto.
Adesso sono pronta per il prossimo dipinto,senza sapere cosa,questa volta, uscirà fuori”

Vale la pena ascoltare in conclusione una delle sue riflessioni

“Di solito non scrivo niente riguardo ai miei dipinti, semplicemente perché penso che le parole pongano dei limiti, mentre l’arte deve abbatterli. Ma se dovessi proprio dare all’arte una definizione, probabilmente la paragonerei ad una lingua, perché come le lingue servono a dare un suono a dei concetti astratti per comunicare, anche l’arte dà una forma a ciò che una forma non ha. E l’artista non è altro che un mediatore, qualcuno che questa lingua senza suoni la conosce, la comprende e la trasforma in qualcosa di cui anche gli altri possono fare esperienza.
Come ho più volte detto ai miei mentori Pasqualone e Lucente, dipingere è come avere uno specchio di fronte a sé, quindi questo potrebbe benissimo essere un autoritratto. Un autoritratto che, però, non vuole riprodurre il mio aspetto, ciò che tutti possono vedere, ma qualcosa di più profondo, appartenente ad un mondo invisibile e silenzioso, che cerca di entrare in contatto con questo mondo superficiale, fisico, che, molto spesso, non ha la pazienza di fermarsi un secondo ad ascoltare ciò che vuole comunicare. Questa volta mi sono fermata e l’ho ascoltato.
Con i miei dipinti vorrei quindi abbattere questa barriera e mostrare qualcosa che non può essere mostrato, perché una forma non ce l’ha.
Non andrò avanti con le parole, perché più ne uso, più mi sembra di aggiungere pesi che non serve aggiungere.
L’ultima cosa che vorrei dire è solo riguardo al nome..MISHAN. Già, è cambiato di nuovo ( Alias Tory Sashan, Victory art, Mauriz) . I nomi servono a definirci, in qualche modo, ad inserirci in un posto specifico, per questo ne ho cambiati tanti, nell’arte, nel corso degli anni, cercando di rimanere in movimento, senza fermarmi. Ma questo credo che sarà quello definitivo, perché penso di essere, con questo dipinto, arrivata dove dovevo arrivare.
E questo è solo l’inizio.

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