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L’arte rupestre della Maiella protagonista di una ricerca scientifica internazionale

Luisiana Di Federico di Luisiana Di Federico
31 Ottobre 2021
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Sulmona. Gli antichi resti d’Abruzzo studiati con gli occhi dei ricercatori oltre confine: fluorescenza a raggi X, analisi materiche non invasive e datazioni radiometriche dei pigmenti preistorici di grotte e ripari. Questi sono solo alcuni degli obiettivi del programma di ricerca scientifica internazionale incentrato sullo studio dell’arte rupestre della Maiella, iniziativa patrocinata dall’Ente Parco Nazionale della Maiella per approfondire le conoscenze materiche e cronometriche sulle pitture abruzzesi, collocate di recente nell’ambito dell’arte rupestre schematica Mediterranea neolitica e protostorica (VI-I millennio a.C.). La ricerca, affidata all’archeologo Guido Palmerini – ricercatore presso il laboratorio Cepam-UMR7624 dell’Université Côte d’Azur di Nizza, è svolta in stretta collaborazione, oltre che con il Servizio Biodiversità e Ricerca Scientifica del Parco, con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Chieti, Pescara e L’Aquila e con i ricercatori del Muséum national d’Histoire naturelle-UMR 7194 di Parigi.

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L’Istituto parigino ha messo a disposizione dell’équipe di ricerca un innovativo strumento di analisi non invasiva in grado di determinare con grande precisione la composizione materica delle pitture rupestri. La prima campagna di ricerca, durata tre settimane, ha permesso di analizzare circa un terzo dei siti attualmente censiti che, nella loro totalità, costituiscono il più grande archivio d’arte rupestre dell’Italia appenninica. Nel corso della missione, senza precedenti in Italia, è stato possibile determinare la presenza di depositi residui di carbonio all’interno delle superfici dipinte, indispensabili per eseguire le datazioni al radiocarbonio delle pitture stesse. Dopo le ricerche sul sito preistorico della Valle Giumentina (610 mila anni fa), il Parco della Maiella si conferma, anche con le sue grotte decorate, prezioso archivio di informazioni per lo studio sulla colonizzazione Umana dell’Appennino in epoca preistorica e partner di riferimento per lo sviluppo di programmi di ricerca internazionale altamente specializzati. I primi risultati della ricerca sono stati oggetto di una comunicazione al XXVIII Valcamonica Symposium “Rock-art, a Human Heritage”, a Capo di Ponte (Brescia), concluso oggi.

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