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L’Armenia chiede aiuto alla Russia, ma Putin non risponde e arrivano gli USA

Francesco Proia di Francesco Proia
17 Settembre 2022
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Dopo il recente attacco azero all’Armenia il presidente Alen Simonyan ha chiesto aiuto a Mosca, che però non ha potuto rispondere poiché troppo impelagata nella guerra in Ucraina.

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Secondo un recente tweet di Greg Yudin, direttore di filosofia politica, scuola di scienze sociali ed economiche di Mosca, questo rifiuto del Cremlino non fa che palesare il crollo catastrofico della politica estera russa in una regione estremamente importante. Già dopo il conflitto del 2020 la Russia aveva completamente fallito la sua missione di pacificazione, nonostante avesse tutti i mezzi per farlo. Ovviamente questa è stata una scelta ben studiata da parte di Mosca, che non voleva in alcun modo inasprire i rapporti con la Turchia di Erdogan, da sempre a favore dell’Azerbaigian. All’epoca la Russia si era limitata a un accordo di protezione dell’Armenia, accordo di protezione a cui però oggi la Russia, con tutte le forze militari impegnate in Ucraina, fa chiaramente difficoltà a tener fede. E così l’Azerbaigian qualche giorno fa ha rialzato la testa e ha deciso di attaccare l’Armenia. Ma l’Armenia è una repubblica democratica, dove se le cose non vanno come devono andare i cittadini sono liberi di protestare contro il proprio governo. Ecco quindi che, rimasta inascoltata la richiesta di aiuto alla Russia, l’Armenia ha deciso di rivolgersi agli Stati Uniti, alla Francia e alla Gran Bretagna che nel 2020 erano stati messi da parte come paesi garanti in favore della Russia.

E proprio questo sarebbe il motivo che si nasconde dietro l’urgente viaggio di Nancy Pelosi a Yerevan, che in qualche modo certifica agli occhi del mondo che la Russia non è più il garante di sicurezza di quella regione. Ma questo certificherebbe anche che il CSTO, l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, l’alleanza militare fondata nel 1992 da nazioni appartenenti alle Repubbliche Socialiste Sovietiche che dovrebbe fare da contraltare alla NATO, è sempre meno potente. E infatti in questi giorni proprio tra gli stati del CSTO si sta aprendo un altro fronte, con le lotte intestine tra Kirghizistan e Tagikistan. Insomma secondo Greg Yudin l’idea iniziale di Putin, ovvero di creare spaccature interne alla NATO, sta facendo invece crollare il suo blocco, trascinato proprio dalla Russia, un impero in caduta secondo lo studioso russo, che creerà sempre più instabilità.

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