L’Aquila. Negozi aperti, dimore storiche ricostruite con criteri antisismici e trasformate in eleganti B&B, il fermento legato alla ricostruzione. Girando per L’Aquila è quello che i tanti turisti arrivati dall’estero e dal resto d’Italia hanno potuto scoprire nella settimana tanto attesa della 725esima Perdonanza Celestiniana. Un’occasione anche per i residenti di riscoprire la storia aquilana, raccontata dagli stendardi che compaiono sui palazzi del centro. Li ha apposti l’associazione Città di persone per ricordare i quarti fondatori, Santa Giusta (in origine Quarto di S.Giorgio), S.Maria Paganica (Quarto di S.Maria), S.Pietro a Coppito (Quarto di S.Pietro) e San Marciano (Quarto di S.Giovanni).
“Cerchiamo di far nascere il senso d’appartenenza con il progetto L’Aquila città dei quarti patrocinato dal Comune”, spiega Roberta Gargano, presidente dell’associazione, “siamo un centinaio fra residenti commercianti e professionisti del centro storico. Con noi c’è il gruppo civico Jemo’nnanzi nato dopo il sisma del 2009”. “L’obiettivo è partecipare alla ricostruzione immateriale della città, recuperando le origini e adattandoci a situazioni cambiate dopo il terremoto. Il nostro petrolio sono turismo e cultura”. ‘Passate da noi, regaliamo meraviglie’: è lo slogan che appare sulla pagina Facebook e sul profilo Instagram di ‘Città di persone’.
“Le luci accese dei negozi rendono una città viva”, osserva Gargano, “l’Aquila è ora una città veramente sicura, gli edifici sono stati ricostruiti con norme antisismiche, le dimore storiche sono state ricostruite con criteri moderni, il Gran Sasso Science Institute (Gssi), grazie a studenti provenienti da tutto il mondo, è diventato un grande veicolo di promozione turistica. “Al momento della fondazione L’Aquila fu divisa in quarti, come le città toscane – ricordano le brochure distribuite in questi giorni – I nomi dei castelli fondatori sono elencati in 2 documenti: la tassazione dei fuochi del 1269 e il diploma di Carlo II del 1294. I nomi storici dei quarti derivano dai santi a cui furono dedicate le prime chiese capoquarto, stabilite dalle comunità più influenti. Da metà Ottocento i quarti vengono chiamati con i nomi delle chiese capoquarto”.

