L’Aquila. Si dice che la fotografia sia una storia d’amore con la vita. E questo è ciò che Paola Casciati, Simone Ceccoli, Roberto Grillo e Renato Vitturini, autori della mostra “L’Aquila com’era, com’è 2009-2022”, hanno voluto esprimere: la propria storia d’amore con la città di L’Aquila, troppo spesso costretta a lottare contro la matrigna natura.
La sofferenza di una città, la “Città dei Terremoti”, viene raccontata attraverso un alternarsi di fotografie su ciò che è stato e ciò che è; un prima e dopo che, finanche con tutte le consapevoli manchevolezze, si propone un modesto ma rilevante proposito: ricordare il passato per valorizzare il futuro. L’espresso bisogno di rivivere la storia di L’Aquila ed assaporare le sue trasformazioni è il frutto della profonda crisi, non solo economica ma anche sociale, della nostra civiltà, contrassegnata da una rovinosa e persistente caduta di valori e di certezze che coinvolge e, spesso, sconvolge lo stesso tramanda.
Con questo scopo, il Piccolo museo della fotografia apre le sue porte, per la prima volta nella sua storia, il 26 novembre dalle ore 16 alle ore 20 per l’inaugurazione della mostra fotografica “L’Aquila com’era, com’è 2009-2022”. In questa occasione sarà anche presentato il “Piccolo spazio degustativo”, un angolo del museo dedicato al benessere e alla degustazione di infusi, tè e altre piacevoli proposte.
Il Piccolo museo della fotografia si trova nel cuore della città dell’Aquila: è un luogo dove si raccolgono, catalogano ed espongono le fotografie dell’Aquila, la “Città dei Terremoti”, dalla fine del 1800 ai giorni nostri. Ma allo stesso tempo il PiMuF è anche uno spazio dove ospitare mostre temporanee d’arte, incontri culturali e corsi di fotografia.
Annesso al PiMuF si trova anche “Il piccolo spazio degustativo”, un angolo del museo dedicato al benessere, in cui poter rilassarsi sorseggiando infusi, tè e altre piacevoli proposte.
Lo scopo del progetto, realizzato in sinergia con l’associazione culturale “Scrivere con la luce”, è quello di raccogliere contributi e documenti fotografici sulla storia dell’Aquila e dei suoi abitanti, da fotografi, collezionisti privati ma anche da enti e istituzioni pubbliche, e promuovere mediante il contributo di chi acquista il biglietto (al prezzo simbolico di 1 euro) la loro stampa, per poterli rendere fruibili all’interno del museo e allo stesso tempo tramandarli fisicamente.
“Partendo dal nucleo principale delle mie foto, la nostra idea è di accedere anche ad altro materiale, quello che sarà possibile ottenere e scansionare, per creare una raccolta di fotografie della città da mettere a disposizione di tutti. Una parte di questo materiale sarà poi stampata perché la carta resiste al tempo e al mutare della tecnologia. Già abbiamo avuto delle adesioni ma lanciamo un invito a chiunque voglia mettere a disposizione il suo materiale a mettersi in contatto con noi. Ci vorrà tempo, perché è un lavoro che facciamo in forma volontaria”. Questo il commento dell’ideatore del museo, nonché fotografo e artista, Roberto Grillo.
Lo studio-museo, quindi, fungerà sia come punto di raccolta e catalogazione del materiale digitale sia come spazio espositivo in cui verranno stampate e esposte le foto più belle e rappresentative. Finora il progetto ha potuto muovere i primi passi anche grazie a una campagna di sottoscrizione che ha fruttato circa 4000 euro.
Gettando uno sguardo sul futuro, l’ambizione del museo, ha detto Grillo, è quello di diventare, col tempo, un atelier delle arti, un laboratorio multidisciplinare dove poter garantire a tutti di esporre la propria arte: “In una città in cui c’è carenza di spazi del genere, mettiamo a disposizione lo studio e anche il cortile del palazzo”.
Inoltre, un altro progetto annesso al museo è la realizzazione di un portale web, che si chiamerà Virtualaq e che racconterà L’Aquila usando, come filo conduttore, i terremoti che ne hanno scandito la storia secolare.


