L’Aquila. Il ritorno alla vita di una città ferita. Questo è ciò che resta della storica adunata degli alpini nel capoluogo abruzzese. Tre giorni che hanno animato la città come purtroppo non si vedeva dal lontano 2009, l’anno del tragico evento del sisma che ha cambiato il percorso sociale di molti abruzzesi, che ha sconvolto la vita cittadina, i programmi politici, il quotidiano vivere di giovani, famiglie, anziani. La presenza delle penne nere in città è stata fondamentale in quei mesi di lutto e dolore, di caos e macerie. Gli alpini erano con gli aquilani nell’immediato post sisma, nell’emergenza dei soccorsi, nell’avvio del lento cammino di ricostruzione.
Gli alpini sono tornati sei anni dopo ed hanno abbracciato la città, riempito, invaso il centro storico, la zona rossa, trascinando con se un fiume di gente in festa, che ha ripopolato le vie, inondando di una gioia contagiosa piazze, vicoli e palazzi che avevano un gran desiderio di respirare vita, che ha un forte bisogno di relazioni sociali, di scambi di parole, di sorrisi, di emozioni. “Se dai dimentica, se ricevi ricorda” è il motto degli alpini. Essi hanno dato tanto sei anni fa e hanno continuato a farlo in questi tre giorni. Cos’hanno ricevuto? L’affetto e l’umanità di un’intera popolazione. E per loro non c’è nulla di più grande. La solidarietà è tornata ad irradiare una L’Aquila prepotentemente viva e splendidamente chiassosa, cori innalzati su dialetti e voci diverse hanno portato il sorriso nei volti di tante persone.
Il tricolore, nelle migliaia di piccole e grandi bandierine sospese sui lampioni, sulle insegne dei locali, persino come ornamento sulle automobili, ha rafforzato il profondo legame tra gli alpini e la città, tra gli alpini e gli abruzzesi, forti e gentili. Per i quasi 400mila che in tre giorni si sono dati appuntamento nel capoluogo, non è stato un “benvenuti” ma un caloroso “bentornati”, quasi a voler dire che L’Aquila non li dimenticherà. Una presenza così vitale che ha lasciato il segno, un segno indelebile, dal profondo significato di rinascita. Quante volte ci siamo chiesti come e quando L’Aquila tornerà a volare? Ebbene, forse quel tempo è arrivato, la lunga e festosa tre giorni di adunata ha ridato forza alle ali, aria ai polmoni, ha riempito i cuori di gioia, che è desiderio di andare avanti, per iniziare la corsa verso l’uscita dal tunnel. Bravi tutti, in questa collettiva dimostrazione che uniti si vince, uniti si soffre meno, uniti si possono fare cose inimmaginabili, uniti si torna a volare in cieli finalmente sereni! Gianluca Rubeo, Diego Renzi