Scanno. Lavoro non retribuito, soprattutto se culturale. Le professioni umanistiche infatti, nei paesi delle aree interne, sono considerate perlopiù un hobby.
E poi c’è il problema della cristallizzazione di ruoli tradizionali, con uomini che trascorrono le ore del tempo libero, o la loro intera terza età, impalati in piazza a ripetere pregiudizi che reiterano disuguaglianze e ingiustizie sociali, e donne trasformate in manichini per costumi tradizionali che non si indossano più ma utili a sponsorizzare il paese.
Le stesse donne chiamate a sopperire a compiti di cura ancora più accentuati e pervasivi che altrove, a causa della carenza di servizi sanitari di prossimità. Questi sono solo alcuni dei fattori problematici con cui convivono
quotidianamente molte delle 13 milioni di persone che abitano il 30% del territorio nazionale, quello delle
cosiddette aree interne.
Fattori che l’antropologa Anna Rizzo ha evinto attraverso lo studio sul campo a contatto con alcune comunità di piccoli paesi, soprattutto quella di Scanno e della sua frazione di Frattura, dove l’autrice a più riprese, per anni, ha convissuto per poi riportare le sue osservazioni nel libro “I paesi invisibili. Manifesto sentimentale e politico per salvare i borghi d’Italia” (Il Saggiatore, 2022, 17 euro).
Dopo il Premio nazionale di cultura Benedetto Croce per la sezione letteratura giornalistica, dopo presentazioni in tutt’Italia e il Ted a Putignano, l’autrice 43enne, sabato 26 agosto è tornata a Frattura per quella che ha definito
davanti al pubblico “la presentazione del libro per me più importante”.