“A 48 ore dalla convocazione del Consiglio Comunale che ha approvato il nuovo Regolamento mi sono trovata a gestire oltre diecimila emendamenti seriali, puramente ostruzionistici, presentati dal Consigliere Di Giuseppe con lo scopo di ingessare il Consiglio e obbligarlo a non votare la delibera all’ordine del giorno. Perciò, consultata la maggioranza ed il segretario, si è fatto ricorso al metodo della “ghigliottina parlamentare” per superare quella seduta ed assicurare che i lavori dell’Assise Civica non durassero per mesi e mesi. Si rischiava, infatti, di trattare uno ad uno quella miriade di emendamenti tendenti tra l’altro al nulla, perché ci si chiedeva di aggiungere una virgola, un punto o un punto e virgola, cioè erano assolutamente irrilevanti – afferma la Presidente del Consiglio Comunale Gabriella Recchiuti – Ricordo anche che alla c.d. tecnica della ghigliottina ci si è arrivati dopo vari tentativi di mediazione, con un grande sforzo dei Consiglieri Sabatino Di Girolamo, Rosaria Ciancaione ed Enio Pavone, oltre che della sottoscritta, per scrivere un testo condiviso in conferenza dei capigruppo e avere il ritiro dei diecimila emendamenti”.
Se si ripercorre come in un film quella serata si capisce che alla tecnica dell’ostruzionismo del consigliere Di Giuseppe, la maggioranza ha reagito con i mezzi che aveva, lasciando però spazio agli emendamenti legittimi e sostanziali delle minoranze che furono tutti discussi e in qualche caso anche approvati. “Ora il TAR di L’Aquila ci dice che la tecnica della “ghigliottina” – che viene adottata anche in Parlamento contro l’ostruzionismo delle minoranze – non è legittima e non ci resta che prenderne atto e dolerci del fatto che alla razionalità, all’efficienza e al buon andamento dell’amministrazione si sia preferito avallare il formalismo. Qualsiasi assise deve avere delle soluzioni per superare l’ostruzionismo che è sicuramente un diritto della minoranza ma che non può mai portare alla paralisi dell’organo deliberativo perché sarebbe l’impasse amministrativo”, aggiunge la Presidente Recchiuti.
“Abbiamo già consultato, ad ogni buon conto, i nostri legali per valutare di impugnare al Consiglio di Stato la pronuncia del Tar abruzzese, confidando che il giudice di secondo grado come sovente accade prenda in esame tutte le circostanze e sia più sensibile a tali principi – aggiunge il Sindaco Mario Nugnes – D’altro conto, proprio di recente, ad ottobre 2023, il Consiglio di Stato aveva dato ragione al Comune di Roseto degli Abruzzi che nel 2017 si era trovato a gestire in consiglio comunale 500 emendamenti delle minoranze e li aveva accorpati. In quella sentenza che dovrebbe ispirare anche le pronunce dei giudici di primo grado si dice chiaramente che il criterio dell’accorpamento degli emendamenti è coerente con le esigenze di semplificazione procedimentale e di buon andamento dell’attività amministrativa”. In ogni caso, gli amministratori rosetani rassicurano i cittadini e i portatori di legittimi interessi rispetto al fatto che gli atti adottati in vigenza del regolamento in questione non sono anch’essi nulli o annullabili tout court, in quanto non c’è nessun effetto caducante sulle delibere successive dalla pronuncia del TAR, per pacifica e costante giurisprudenza del CdS. “Andiamo avanti ad amministrare la città, a concentrarci sulle cose serie e determinanti per lo sviluppo della nostra comunità e non perderemo ancora tempo a rincorrere sui formalismi le opposizioni. Alla stragrande maggioranza dei cittadini credo non interessi nulla di quale regolamento di consiglio comunale sia oggi in vigore, interessa che la città sia ben amministrata e questo siamo impegnati a fare – conclude il Sindaco Nugnes – Le opposizioni decidano loro a cosa dedicare il loro tempo”.