L’Aquila. “Talvolta le immagini fotografiche emozionano quanto e più d’uno splendido scritto”, dichiara Goffredo Palmerini, “specie quando raccontano dettagli rivelati attraverso il gioco di luci e ombre del bianco e nero. È la sensibilità e la sapienza artistica del fotografo che in questi ‘transiti di luce’ riesce a disvelare visioni, a creare emozioni, a procurare incantesimi di bellezza. L’Abruzzo è davvero uno straordinario scrigno di meraviglie. Lo testimonia questo splendido ed elegante volume fotografico ‘Abruzzo Luoghi e Visioni – Transiti di Luce’ di Nicola Giuseppe Smerilli, curato nel
progetto editoriale da Pierpaolo Bellucci, che reca singolari ed evocativi scatti d’un autentico
artista della fotografia.
“Se poi alla suggestione delle immagini s’aggiungono pregevoli testi di autori insigni”, continua elencando nomi di tutto rispetto come “Tiziana D’Acchille (direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Roma), Monsignor Michele Fusco (vescovo di Sulmona e Valva), Nicola Gardini (scrittore, latinista, pittore, docente all’Università di Oxford), Dante Marianacci (scrittore, poeta e saggista, già responsabile della promozione culturale del Ministero degli Esteri, poi negli Istituti Italiani di Cultura), Carlo Ossola (filologo e critico letterario, docente al Collège de France di Parigi), Francesco Sabatini (linguista, filologo e lessicologo, presidente onorario dell’Accademia della Crusca), Italo Zannier (storico dell’arte, fotografo, accademico e storico della fotografia, membro della Société europeenne d’histoire de la photographie), il risultato è di assoluta eccellenza”.
“L’Abruzzo è una terra affascinante, ricca di sorprese”, aggiunge tessendo le lodi della sua regione, “per secoli è stato alquanto isolato dalle grandi vie di comunicazione, anche per l’asperità del territorio appenninico, ma quei viaggiatori del Grand Tour che vi si avventurarono: Edward Lear, Maud Howe, John A. Culthbert Hare, Richard Keppel Crafen, Anne Mac Donell, Ferdinand Gregorovius, per citare i più noti, ne restarono intrigati, lasciando vergate pagine superbe sulle sue selvagge bellezze naturali, sulle preziosità artistiche e architettoniche, sulle ancestrali tradizioni di questa terra e della sua gente. Negli ultimi decenni, però, l’Abruzzo è andato richiamando il crescente interesse d’un turismo colto, attento, curioso di scoperta in itinerari di viaggio inconsueti. Novelli viaggiatori da tutto il mondo vengono qui alla ricerca di insospettate e sorprendenti meraviglie, custodite in una regione che largamente preserva la natura in tre Parchi nazionali e in uno Regionale, in città stupende, in caratteristici borghi, laddove è narrata una storia millenaria d’antica sapienza, di suggestive tradizioni, di sapori odori e colori inusitati”.
E il volume “Abruzzo Luoghi e Visioni – Transiti di Luce”, secondo Palmerini , “ne dà un esempio icastico e percepibile attraverso le singolari immagini di Smerilli e gli emozionanti contributi che corredano l’opera. Dunque un viaggio che intriga il lettore, che colloquia con la sua intimità, mentre pian piano l’accompagna a scoprire la bellezza di luoghi unici, in contesti incantevoli. Il volume nasce con l’intento di riscoprire il fascino nascosto della nostra regione, a volte sopito o celato dal tempo, per richiamare l’attenzione, spesso distratta dal parossismo della quotidianità che non permette più di cogliere l’essenza delle cose”.
“Nicola Giuseppe Smerilli”, l’autore, viene presentato da Palmerini come “molisano d’origine ma abruzzese d’adozione, visti i tanti lavori dedicati all’Abruzzo e l’infanzia vissuta a Vasto, è tornato in Abruzzo dal confinante Lazio, dove ora vive, per realizzare questo progetto. Con il curatore Pierpaolo Bellucci, per 4 anni dal 2014, hanno insieme viaggiato attraverso le bellezze architettoniche, artistiche e naturali dell’Abruzzo. Il risultato è un’opera che si sofferma, grazie all’abilità nell’uso della pellicola, su particolari condizioni di luce naturale. È infatti proprio la luce che guida l’intero lavoro, nel tentativo di riscoprire “quell’armonia nascosta nelle incrinature della forma e nel palesarsi della bellezza.
“L’opera”, prosegue, “rappresenta quindi un viaggio interiore nell’Abruzzo a volte più remoto, ma non per questo meno fascinoso. Nell’era del digitale il volume riscopre l’aspetto ‘romantico’ della
fotografia analogica, grazie al rigoroso uso della pellicola in bianco e nero. L’emulsione fotografica segue minuziosamente i mutamenti della luce naturale: nei luoghi sacri, nei santuari, negli eremi, nelle chiese, nei monasteri, nelle grotte rupestri, nelle cattedrali, nella natura, durante l’avvicendarsi delle stagioni. L’opera, insomma, propone un’interpretazione meno didascalica e più emotiva rispetto alle tradizionali pubblicazioni sull’Abruzzo”.