Sulmona. Ci sono luoghi interpreti di grandi vissuti, luoghi che hanno trasmesso tanto e dato un significativo contributo alla società, trasformando il “bisogno” in “nutrizione” e motivando le “progettualità” in “progressi”. Attraverso la pace dell’Io, che caratterizza la ricchezza spirituale, siamo connessi con la mente, il cuore e lo spirito in quelle sublimi mete ossigenate dalle atmosfere panoramiche dove regna un buon sentimento di ascolto e di cui, Celestino V, consapevolmente, ha delineato un intenso percorso. Ci troviamo nella Badia sulmonese che dista circa cinque chilometri dalla città e, in questo luogo di pace, sotto la protezione del monte Morrone, un complesso architettonico di notevoli dimensioni e in stile gotico, barocco, prende la scena.
Essa è l’abbazia di Santo Spirito al Morrone, definita anche abbazia Morronese o abbazia Celestiniana. Costruita nel 1293 e completata dopo il 1706, ha trasmesso un forte impulso di riferimento cattolico e non solo. Il complesso architettonico nel 1902 è stato classificato come monumento nazionale per la sua imponente chiesa con annesso monastero e soprattutto per la grande ricchezza storica che ne circoscrive un patrimonio inestimabile. All’interno della cinta muraria, a pianta quadrangolare, troviamo cinque ampi cortili, tre maggiori e due minori. Per accedere nella pregiata abbazia, c’è soltanto un ingresso di oltre tre metri di larghezza e di architettura palladiana. L’abbazia nacque per volere del frate Pietro da Morrone che nel 1294 divenne Papa Celestino V. La sua enorme grandezza spirituale, lo portò a trascorrere una buona parte della sua vita nel sovrastante eremo di Sant’Onofrio al Morrone, scegliendo bensì, di fare l’eremita per dedicarsi completamente alla meditazione religiosa.
La bellissima abbazia, che predomina sul territorio sulmonese, nel corso degli anni fu ampliata nello stile barocco, fu completato il campanile della torre con la cuspide e vennero rinnovati l’oratorio, il refettorio, il cortile e la sala capitolare. A conclusione dei tanti interventi spesi per migliorarne l’aspetto, venne anche arricchita da un timpano monumentale con orologio. Nel 1809 l’abbazia venne tolta ai Celestini e divenne ospizio, poi Real Casa dei Mendici dei Tre Abruzzi e infine nel 1868 si trasformò in un carcere penale rimasto attivo fino al 1993. Successivamente, questa incantevole struttura dalle poliedriche risorse, venne acquistata dalla soprintendenza per i beni culturali d’Abruzzo che ne curò i restauri svolti anche in seguito, quando venne presa in possesso dal Polo museale d’Abruzzo e nuova sede del Parco Nazionale della Majella.
Ad oggi, la popolazione ne può usufruire come centro di aggregazione per iniziative di arte e cultura e, nel meraviglioso panorama in cui è collocata, è certamente motivo per i turisti di interessanti soste fotografiche per immortalare cotanta imponenza. Al suo interno vi sono pitture murali realizzate dal frate oblato Martinez, contornate da appariscenti cornici in stucco con le scene del Vecchio e Nuovo Testamento: le Nozze di Cana, le Storie della vita di San Pietro Celestino, le Virtù Cardinali e Teologali. Ben in risalto, sulla parete di fondo e in posizione centrale, si può ammirare la scena dell’Ultima Cena. Uno scalone monumentale ci conduce al piano superiore dove si trovava la biblioteca, raccolta oggi nella biblioteca civico “Publio Ovidio Nasone” di Sulmona. Dentro la chiesa invece, sono presenti due altari, uno dedicato a San Benedetto e l’altro a San Pietro Celestino, entrambi ornati da marmi policromi.
Una tela settecentesca della “Discesa dello Spirito Santo” estroiettando una forte emotività, predomina nell’aspetto contemplativo, opera di scuola napoletana, troviamo inoltre, nella controfacciata, degli elementi affascinanti su cui soffermarci poiché è presente la cantoria monumentale con l’organo poggiante su quattro pilastri, opera di Gian Battista Del Frate. La cantoria mostra un parapetto curvilneo con dei bassorilievi riproducenti motivi fiorati, al centro si trova la balaustra e all’interno un ovale con lo stemma dell’Ordine, in aggiunta ci sono anche altri ovali minori con le immagini degli abati più importanti. Nell’abside è custodito un notevole coro in legno in stile barocco di cui non si conosce l’autore e a sinistra del presbiterio si presenta la cappella dedicata ad una nobile e importante famiglia abruzzese, si tratta della cappella Caldora che ospita il sarcofago di Restaino Caldora, eseguita da Gualtiero d’Alemagna. L’abbazia Morronese è quindi intinta di grande storia, cultura ed arte, rappresentandone i beni della nostra regione e inorgogliendo la città di Sulmona per una delle sue ricchezze storiche patrimoniali che resteranno bensì, indiscusse nel tempo.