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La tragedia di Farindola si trasforma in “Rigopianto”: nella vignetta di Fabrizi ci sono lo strazio e la sete di verità

Redazione Cronaca di Redazione Cronaca
18 Gennaio 2020
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Farindola. “L’illustrazione ‘Rigopianto’ nacque, in primis, per rispondere a quella di Charlie Hebdo.

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Ricordo la tensione che la mia terra viveva in quei giorni, in quelle ore, e il sarcasmo del settimanale satirico francese non fu proprio gradito. Immediatamente lo stesso Hebdo venne travolto, sui social, da una serie di illustrazioni di risposta, dove Rigopianto fu una delle prime, se non la prima, ma questo poco importa, tutti erano uniti nel messaggio ‘Non molliamo’, nemmeno dinnanzi alla morte.

Un grido di rabbia e speranza, mentre i soccorritori lavoravano incessantemente. Cresceva l’attesa, nelle sale d’attesa dell’ospedale civile di Pescara, cresceva l’ansia con essa, la rabbia e la delusione. Si vivevano quei momenti nella confusione, notizie e poi smentite. Il dramma e la commozione raccontavano dell’ennesima tragedia della nostra Regione.

L’illustrazione ricomparve nella commemorazione del primo anno dalla tragedia, denunciando, quel soccorritore è ancora lì, e ora grida ‘abbandonati’ .

Oggi, a tre anni dal quel tragico 18 gennaio 2017, Rigopianto torna al grido ‘non molliamo’, riferendosi alla ricerca della verità. Verità che mai coprirà il dolore, ma renderà giustizia alle vittime e alle loro famiglie, quelle morte dentro, un attimo dopo, scavate nell’animo, segnate dal dolore, per sempre”.

Queste le parole che accompagnano la vignetta “Rigopianto”, dal sapore amaro, come quello delle lacrime scese copiose. L’illustrazione è stata realizzata da Graziano Fabrizi, docente di Disegno e Storia dell’arte, originario di Pescara.

Oggi più che mai, nel giorno della tragica ricorrenza, queste riflessioni risuonano, fragorosamente e silenziosamente, nelle menti e nei cuori di tutti. Sono ore di ricordi, di omaggi, di commemorazioni: nel nome della “corrispondenza d’amorosi sensi”, tanto cara al Foscolo, si prega sui sepolcri dei propri cari. Ventinove lapidi, unite da un implacabile destino. Storie, vite, sogni e speranze spezzate, travolte dalla valanga assassina.

Dolore nel dolore, gli strascichi giudiziari, la strenua ricerca della verità, le accuse reciproche, gli sbagli, le omissioni. Tutto ciò resta. Insieme alla sofferenza di chi è rimasto. (r.p)

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