Sulmona. Nel cuore di Bologna, a pochi passi dalla centralissima via Ugo Bassi, Domenico Ciotti, un ventiduenne ristoratore, originario di Sulmona, gestisce, insieme alla giovane cuoca di Corfinio: Enrica di Giuseppe, il ristorante L’Orsetto d’Abruzzo. Un piccolo locale, che rispecchia sotto tutti gli aspetti, una tipica osteria aquilana, dove tradizione, cortesia, ospitalità sono all’ordine del giorno e fanno respirare al cliente un’atmosfera che soltanto una regione verde come l’Abruzzo può offrire. “Cortesia, ospitalità e tradizione sono i tre pilastri su cui si basa il mio ristorante”‘ spiega Domenico Ciotti, ” il mio obiettivo è quello di rappresentare al meglio la mia regione, invogliando il cliente a visitarla. Purtroppo qui a nord, siamo famosi per il terremoto che il 6 aprile 2009 ha distrutto gran parte del territorio aquilano e non per il Gran Sasso, il Montepulciano e i lidi teramani”. Soltanto cibo Made in Abruzzo è possibile mangiare: dagli antipasti di salumi serviti su tagliere ( e tagliati a mano) ai primi di pasta all’uovo, dai classici arrosticini di pecora al digestivo centerba. Unica eccezione: la pasta all’amatriciana, attualmente un prodotto tipico del Lazio ma con origini abruzzesi. “Fino al 1927, Amatrice era un comune della provincia dell’Aquila, per questo ho inserito il piatto nel menù”, prosegue Ciotti, “Insieme ai vecchi gestori, abbiamo deciso di chiamare il locale l’orsetto D’Abruzzo, in onore dell’orso marsicano e ogni settimana scendo per incontrarmi con i fornitori, sopratutto quelli agricoli dai quali compro salumi, formaggi e vini”. Vini famosissimi come il Montepulciano D’Abruzzo della Cantina Zaccagnini e il Pecorino dei Pasetti che si abbinano, in maniera eccezionale, ai piatti della tradizione locale. Con l’arrivo della primavera il locale vorrebbe organizzare, in collaborazione con l’Associazione Italiana Sommelier, degustazioni di vini, oli, distillati sperando di attrarre un maggior numero di clienti, soprattutto giovani, per far conoscere ancor meglio le perle di una terra che è ancora da scoprire. Fabrizio Tosi