La morte del figlio, il dolore della madre nei riti del venerdì santo in tutta la regione. A partire dal tramonto lungo le strade di città e paesi di tutto il nostro territorio, la pietà popolare, la devozione cristiana, la secolare tradizione, si fondono con luci, suoni, costumi, profumi, in un unico ideale abbraccio per consolare il dolore della Madonna nel giorno della morte di suo figlio Gesù. Si compie il digiuno in segno di penitenza per i peccati di tutti gli uomini, che il Cristo Salvatore è venuto ad espiare nella Passione, a cui si aggiunge il significato mistico di attesa dello Sposo della Chiesa, Gesù Cristo, il quale viene tolto dal mondo a causa del peccato degli uomini. I cristiani sono invitati a preparare con il digiuno l’evento del suo ritorno e della liberazione dalla morte nel memoriale della sua resurrezione, la domenica di Pasqua. Numerose e spesso particolarmente suggestive sono le processioni del Venerdì Santo in tutto l’Abruzzo, nelle quali si mescolano gli elementi più strettamente religiosi a componenti in varia misura di tipo folkloristico e, non di rado, legati a superstizione popolare. Fra le più nobili e famose ricordiamo quella di Chieti, che è la più antica d’Italia organizzata dall’Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti e quella di Sulmona, organizzata dalla Confraternita della Santissima Trinità. In particolare quest’ultima si svolge come un sontuoso corteo funebre composto da centinaia di confratelli vestiti con un saio rosso; uscendo dalla chiesa della SS. Trinità è accompagnato da una banda di ottoni che suona celebri marce funebri attraversando tutte le principali vie del centro storico della città. Al seguito del corteo, sfila una schiera di lampioni bianchi posti ai lati, e dietro di essi segue il coro, composto da numerosi cantori tripartiti in tenori, baritoni e bassi, che esegue vari tipi di Miserere e si muove a passo cadenzato, ondeggiando; è uno degli aspetti più spettacolari della processione e per questo motivo i posti da corista sono tra i più ambiti. Subito dietro il coro è portata la bara del Cristo Morto seguita dalla Vergine vestita a lutto. Un’altra confraternita cittadina si occupa invece della processione della Resurrezione, meglio conosciuta in tutto il mondo come la “Madonna che scappa”. Due modi diversi di partecipare a questi tradizionali riti che vedono un largo coinvolgimento di migliaia di persone, molte delle quali turisti e curiosi provenienti da ogni parte d’Italia. Tutto inizia col sorteggio delle “quadriglie” ossia i gruppi delle quattro persone che sosterranno correndo a forte velocità la statua della Madonna la domenica di Pasqua nella centralissima piazza Maggiore. A mezzogiorno in punto la Vergine, vestita ancora con gli abiti del lutto, esce dalla Chiesa con passo lento. Si avvicina ad essa la statua dell’Apostolo San Giovanni che le annuncia la risurrezione del Figlio. Ancora incredula compie pochi lenti passi, dopodiché, alla vista della statua del Cristo risorto, posta in fondo all’acquedotto romano, inizia una gioiosa corsa, mentre cadono, con speciale marchingegno, gli abiti di lutto, volano bianche colombe e le campane suonano a festa. Molto suggestive anche le processioni del Venerdì Santo nella Marsica. Fra le più nobili e famose ricordiamo quella di Tagliacozzo con il corteo degli incappucciati che raggiunge le principali chiese della città alla presenza di una schiera di incappucciati. La lunga processione per le vie del centro storico, reso suggestivo dalle fiaccole, è partita come da tradizione all’imbrunire dalla chiesa della Misericordia, in piazza Obelisco. L’antico cerimoniale rappresenta il lutto per la morte di Cristo e i volti e i corpi coperti dal cappuccio e dalla tunica neri sono figure allegoriche che rappresentano i torturatori e le pene inflitte a Gesù lungo il cammino sul Calvario.
Incappucciati anche a Pescina, dove si è rinnovata la tradizione quando, verso sera, nelle sacrestie è iniziato il rito di vestizione degli incappucciati, uomini e donne del paese. Dalla chiesa di San Berardo ha dato il via al corteo funebre per le vie del centro l’uscita del primo incappucciato.
Ad Avezzano devozione popolare e tradizione rinnovano la processione di Cristo morto. L’evento che fa parte del Triduo Pasquale, vede da sempre la partecipazione di numerosi cittadini verso cui, Monsignor Pietro Santoro, vescovo della Diocesi dei Marsi, ha rivolto l’invito a vivere l’occasione come preziosa opportunità per meditare intensamente sul Mistero della Passione, Morte e Resurrezione di Gesù Cristo Salvatore. Quest’anno è spettato alla Parrocchia di San Giovanni organizzare l’evento, coordinato per intero dai membri della Confraternita religiosa. La partenza c’è stata alle 19 in piazza Castello, proseguendo secondo un percorso stabilito che ha visto coinvolte le strade di piazza Torlonia, via Roma, via Corradini, corso della Libertà, piazza Matteotti, via Garibaldi e via XX Settembre. Al termine, il corteo ha fatto rientro in piazza Castello dove il vescovo Santoro ha impartito la benedizione con la reliquia della Santa Croce.
Molto sentita la processione del Cristo morto anche a Celano. Partendo dalla chiesa di San Giovanni, ha visitato le chiese di Sant’Angelo, San Rocco, Santa Maria, Madonna delle Grazie, Madonna del Carmine, San Francesco. Alla processione hanno preso parte i membri delle sette confraternite celanesi con i loro costumi, i loro simboli e i loro santi. Hanno sfilato inoltre i bambini con le vesti dei vari personaggi della passione: addolorate, veroniche, angeli e santi. Durante il percorso il coro del Miserere come da tradizione ha intonato i canti polifonici.
Molto suggestiva è stata la processione di Scurcola Marsicana, che si è tenuta come di consueto prima di pranzo e dove hanno figurato anche gli incappucciati con tonache bianche, bordò e nere.
Gianluca Rubeo