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La traccia “33”, i messaggi della cugina di Chiara e una nuova testimone: prosegue l’indagine sul caso Garlasco

Luca Marrone di Luca Marrone
21 Maggio 2025
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Pavia. Sviluppi della nuova indagine relativa al delitto di Chiara Poggi, commesso a Garlasco il 13 agosto 2007 e per il quale è stato condannato in via definitiva il fidanzato della vittima, Alberto Stasi. Attualmente indagato, Andrea Sempio, uno degli amici del fratello della vittima.

La traccia “33”

Ieri, il giovane avrebbe dovuto presentarsi dinanzi ai magistrati per essere sottoposto a interrogatorio, ma i suoi difensori, gli avvocati Massimo Lovati e Angela Taccia, hanno eccepito la nullità dell’atto di convocazione. Poche ore dopo, è stata diffusa la notizia che un’impronta palmare (la traccia n. 33) repertata all’poca del delitto nella villetta dei Poggi, risulterebbe attribuibile – all’esito di una nuova analisi tecnica – all’odierno indagato. Ciò, nonostante all’epoca del suo rinvenimento, la stessa fosse stata debitamente esaminata e ritenuta non utile a fini identificativi.

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La presenza della traccia, peraltro, potrebbe non avere nulla a che fare con l’omicidio, dal momento che, ha osservato l’avvocata Angela Taccia, Andrea Sempio “ha frequentato ogni angolo della casa, tranne la camera da letto dei genitori di Chiara e di Marco”, compresa, dunque, la taverna e le scale in fondo alle quali è stato rivenuto il corpo di Chiara Poggi.

L’avvocata Taccia ha anche sottolineato che “quella della Procura è una mera consulenza tecnica di parte, non una perizia. È solo ciò che dice una parte, senza averlo verificato in contraddittorio.”

“L’impronta 33 evidenziata mediante l’impiego della ninidrina, è stata lasciata dal palmo destro di Andrea Sempio per la corrispondenza di 15 minuzie dattiloscopiche”, ribadisce in una nota il procuratore di Pavia, Fabio Napoleone, conferendo ufficialità a quanto emerso. La traccia, precisa, è stata analizzata “alla luce della nuove potenzialità tecniche a disposizione, sia hardware che software.”

“Stiamo parlando di un’impronta non dichiarata utile, che non è nel fascicolo del dibattimento”, precisa il genetista Marzio Capra, consulente della famiglia Poggi. “Se la riconducibilità a Sempio dell’impronta viene veicolata ora come un risultato scientifico, quello precedente cos’era? Evidentemente non viene più considerato un esito scientifico.” E allora, riflette il genetista “bisognerebbe accusare di ‘falso in perizia’ chi ha dichiarato all’epoca che alcune impronte non erano utili.”

Gli accertamenti dei Ris, ricorda Capra, sono stati a suo tempo effettuati “nel pieno contraddittorio delle parti” mentre, finora, nel caso dell’impronta 33, sono state svolte solo da una parte, dalla Procura.

Le rivelazioni del supertestimone

Nelle ultime ore si sono registrati anche ulteriori sviluppi nell’ambito della nuova indagine in corso. Le Iene ne avevano parlato alcune settimane fa. Ora tornano agli onori della cronaca le dichiarazioni che un cosiddetto “supertestimone” ha rilasciato a un giornalista della trasmissione di Italia 1. E che inizialmente non erano state mandate in onda ma consegnate alla Procura. Nella puntata del 20 maggio 2025, la trasmissione torna a trattare la vicenda di Garlasco e svela finalmente il contenuto di tali dichiarazioni.

“Carlo”

Il menzionato “supertestimone”, cui viene assegnato il nome fittizio di “Carlo”, riferisce che, pochi giorni dopo il delitto, avrebbe incontrato in ospedale una donna anziana, che abitava a Tromello, vicino alla casa della nonna materna delle gemelle Paola e Stefania Cappa, cugine di Chiara Poggi. La signora gli avrebbe confidato di aver visto, verso le ore 13 del 13 agosto 2007, Stefania Cappa che si accingeva a entrare nell’abitazione della nonna. Aveva con sé, secondo il racconto, un pesante borsone. Un fatto insolito, da momento che le cugine non erano mai state viste lì. La giovane, identificata come Stefania perché in quel periodo Paola si muoveva con le stampelle, appariva talmente agitata da non riuscire “a infilare la chiave nella porta”. Una volta entrata in casa, ne sarebbe poi uscita “senza la borsa”. La vicina avrebbe inoltre udito il rumore di un pesante oggetto buttato nel fosso nei pressi dell’abitazione.

“Dopo una settimana”, prosegue il “supertestimone”, “l’avvocato dei Poggi mi ha chiamato”, per chiedergli di aiutarlo nel caso (a proposito: qual è l’occupazione del “supertestimone” e perché un avvocato avrebbe dovuto chiedergli di collaborare con lui nell’espletamento del mandato conferitogli?). Quando “Carlo” ha rivelato al legale di avere notizie relative alle sorelle Cappa, questi gli avrebbe detto: “C’è già un’indagine in corso su Stasi e non si può sovrapporre un’altra pista.”

“Mi ha bloccato”, ha aggiunto “Carlo”. “Siccome lui è amico della famiglia Cappa, probabilmente non ha voluto sentire niente per non crearsi problemi. La cosa che mi dispiace è che avevo delle cose da dire ma non c’è stata volontà di ascoltarle.”

Riferisce che, all’epoca dei fatti, ha trascritto su un taccuino quanto appreso dalle donne anziane con cui aveva parlato, ormai decedute: possiede ancora gli appunti presi nella circostanza. E precisa di non aver riferito finora quanto a sua conoscenza perché qualcuno “in alto” gli avrebbe consigliato di mantenere il silenzio: “saresti perseguito, dopo. Magari ti chiamano e dicono: ‘Tu come fai a sapere queste cose?’”

Per non finire nei guai

La puntata delle Iene ha riportato poi la testimonianza della madre di Andrea Sempio. Secondo la donna, una ragazza che abitava nella stessa via di Chiara, avrebbe raccontato ai colleghi di lavoro che, la domenica precedente il delitto, la vittima e la cugina avevano litigato. La madre di Sempio ha confermato che a Garlasco sarebbe assai diffusa l’attitudine al pettegolezzo, ma che tutti “quando c’è da dire le cose come stanno, non lo dicono.” “Tante cose non tornano e la gente del paese le ha notate tutte. Tante persone non sono state prese in considerazione”, ha aggiunto.

Un’altra donna intervistata, cui è stato garantito l’anonimato, ha ribadito il medesimo concetto, aggiungendo che in paese le persone – lei compresa – hanno paura di finire nei guai raccontando ciò che hanno visto. “Qui si parla di volontà, non di errori”, ha affermato un altro abitante interpellato.

“Carabinieri, Polizia, detective…”

La trasmissione di Italia 1 ha preso infine in esame i messaggi vocali che Paola Cappa avrebbe recentemente inviato a Francesco Chiesa Soprani, ex manager dello spettacolo ed ex amico della stessa. I due si sarebbero conosciuti dopo l’omicidio, per motivi lavorativi, perdendosi poi di vista e ricominciando a sentirsi pochi giorni prima della riapertura delle indagini e dell’iscrizione di Sempio nel registro degli indagati. In seguito, si legge su Open, avrebbero però litigato.

Nei giorni scorsi è stata diffusa la notizia che Paola avrebbe inviato all’amico il messaggio: “Mi sa che abbiamo incastrato Stasi”. Nel materiale fornito alle Iene, non compare una frase formulata in questi termini ma, in un messaggio, Paola Cappa afferma: “Carabinieri, Polizia, detective avevano chiesto a mia sorella (Stefania, ndr) di aiutarli a incastrare Stasi.”

E aggiunge: “Quindi, le avevano chiesto di fare un incontro incrociato per capire cosa avrebbe detto Stasi.” Un confronto avvenuto nella caserma dei Carabinieri quattro giorni dopo il delitto, cui i mass media non hanno mancato di riservare ampio risalto.

A proposito della sorella, Paola riferisce che, a suo dire, da quando si riparla dell’omicidio di Chiara Poggi, “sta malissimo, è impazzita”, “Oggi metteva giù il telefono a tutti”, “È andata fuori di testa.

Altro messaggio vocale di Paola Cappa: “Guarda io non ho mai aperto bocca, però arriverà il giorno che la apro. Voglio essere pagata fior di milioni… però dirò tutto, tutto, tutto.”

Così, nel materiale reso pubblico dalle Iene.

Una nuova testimone?

Una donna di quarantotto anni ha letto recentemente sul giornale una dichiarazione di Stefania Cappa, che riferiva di aver avuto “un ottimo rapporto” con la cugina Chiara. A quanto riporta l’Ansa, la quarantottenne ha quindi deciso di presentarsi ai magistrati impegnati nell’indagine per rendere noto di aver ricevuto in passato una confidenza proprio da Stefania, che le avrebbe detto, al contrario, “di non essere affezionata alla cugina Chiara Poggi, anzi di non avere particolare simpatia nei suoi confronti.”

“Si avvertiva dell’invidia o del rancore verso la cugina”, ha proseguito la donna, “le stava antipatica. Diceva: ‘Adesso che è morta tutti a dire che è buona, brava, bella. Non è buona e non è bella’, aggiungendo altre parole offensive.”

Dichiarazioni che la donna ha messo per iscritto e depositato in Procura tramite il suo avvocato, Stefano Benvenuto.

Secondo il racconto della testimone, poco dopo l’omicidio di Chiara, osservando i giornalisti davanti alla sua lapide, la cugina le avrebbe detto: “Loro mi devono vedere che vado al cimitero.”

Resta ovviamente da valutare l’effettiva attendibilità delle dichiarazioni in questione. L’indagine continua.

Tags: Chiara PoggiDelitto di Garlasco
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