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La scontata bocciatura del Parco marino riaccende i riflettori sull’area protetta, Legambiente e WWF: ora si firmi il decreto

Redazione Centrale di Redazione Centrale
20 Febbraio 2017
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Chieti. La recente “bocciatura” da parte della Corte Costituzionale, che nei giorni scorsi ha dichiarato illegittima la legge regionale 38/2015 per l’istituzione del Parco naturale regionale della Costa dei Trabocchi, non rappresenta una sorpresa. La Consulta ha sentenziato che, trattandosi di fatto di una riserva marina, la competenza spetta allo Stato. La Regione, ben consapevole della forzatura, non ha neppure difeso in giudizio la propria legge, a suo tempo varata, con l’avallo di amministrazioni locali e il consenso di alcuni movimenti ambientalisti, come ulteriore strumento di opposizione alla deriva petrolifera.

Quello che sconcerta è che, a pochi giorni da questa bocciatura, ancora si legga di amministratori locali che non riescono a venire fuori da quel “nanismo politico” che tiene ferma l’unica risposta possibile al fallimento del vecchio modello di gestione del territorio, un modello che ogni giorno di più si rivela del tutto incapace di raccogliere le sfide che parlano oggi di zero consumo di suolo, rigenerazione e riqualificazione urbana, agricoltura di qualità, ecoturismo, industria sostenibile e economia circolare.

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La risposta a nostra disposizione è nel Parco Nazionale della Costa Teatina che rappresenta un modello nuovo e di qualità di gestione del territorio. WWF e Legambiente lo sostengono da lungo tempo e, ascoltati in commissione regionale sulla legge 38/2015, specificarono anche in quella sede come l’obiettivo primario restasse comunque quello della firma del decreto di perimetrazione del Parco Nazionale della Costa Teatina, del quale l’eventuale estensione a mare poteva rappresentare un completamento, giammai una sostituzione, anche alla luce delle modifiche, ora in discussione in Parlamento, alla legge sulle aree protette (L. 394/’91).

Le due grandi associazioni ambientaliste prendevano così le distanze da quegli amministratori che con miopia politica si opponevano e continuano ad opporsi al Parco nazionale ma che invece non avevano nulla a che ridire sulla eventuale protezione del mare, dove ovviamente non si può costruire ed è ostico cementificare, come se il cemento al pari del petrolio non fosse figlio della stessa economia novecentesca oggi in crisi.

A questo punto, cancellata la legge 38/2015 e sgomberato il campo da qualsiasi rincorsa a soluzioni al ribasso, è arrivato il momento di alzare lo sguardo al futuro e di puntare su uno strumento di eccellenza, anche alla luce delle criticità vissute nelle ultime emergenze climatiche. L’istituendo Parco nazionale può: fermare il consumo di suolo e l’erosione costiera; rispondere alla crescente domanda di cicloturismo e sport verdi con territori, agricoltura e enogastronomia di qualità; potenziare la resilienza e l’adattamento ai cambiamenti climatici.

Anche per questo, Legambiente e WWF tornano a chiedere al Governo, tanto sollecito ad impugnare una normativa regionale ritenuta illegittima, di comportarsi con eguale sollecitudine nei confronti di leggi dello Stato: il Parco nazionale della Costa Teatina, previsto da una legge nazionale del lontano 2001, dopo 17 anni non riesce a vedere la luce nonostante oggi esista una perimetrazione predisposta da un commissario ad hoc che già nel 2015 ha rimesso la propria documentazione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dove tutto giace assurdamente in un cassetto.

“Abbiamo più volte – sottolinea il delegato del WWF Abruzzo Luciano Di Tizio – sollecitato, insieme a diverse altre associazioni, la presidenza del Consiglio a trasmettere la perimetrazione al Capo dello Stato la cui firma sul decreto istitutivo del Parco metterebbe fine a una inconcepibile attesa che ormai sfiora i quattro lustri. Insisteremo anche con il presidente Gentiloni, ma mi auguro che non ce ne sia neppure bisogno e che il Governo sia coerente con le proprie scelte”.

“La nostra classe politica e dirigente a tutti i livelli – aggiunge il presidente di Legambiente Abruzzo Giuseppe Di Marco – è chiamata in questi giorni a dare risposte forti affinché la nostra regione possa riprendersi l’immagine della sua bellezza turistica, sociale ed economica. È una responsabilità che si estende anche ad altri: operatori turistici, mondo dell’agricoltura e dei prodotti tipici di qualità, imprese della green economy. Anche il ministro della Giustizia Orlando, che in passato è stato ministro dell’Ambiente, ha in un recente convegno auspicato la nascita del quarto parco nazionale abruzzese, a vanto di una regione che ha fatto della protezione dell’ambiente una scelta prioritaria ma non riesce, purtroppo, a essere sino in fondo coerente con questa scelta”.

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