Roma. Un rapimento per motivi sessuali. All’epoca della scomparsa di Emanuela Orlandi, avvenuta il 22 giugno 1983, il generale dei Carabinieri Mauro Obinu era capitano del reparto operativo dell’Arma e ha partecipato alle indagini sul caso. Aveva ipotizzato che la giovane fosse rimasta vittima di un aggressore sessuale. Il 15 marzo Obinu è stato ascoltato dalla Commissione bicamerale di impegnata a indagare sulla scomparsa della quindicenne cittadina vaticana e su quella di Mirella Gregori, avvenuta il 7 maggio 1983. Aveva, a quel tempo, “competenza per i sequestri di persona e i grandi reati contro il patrimonio come le estorsioni.”
“Motivi sessuali”
Prima che, a proposito della vicenda Orlandi, si delineassero i più noti scenari riconducibili a intrighi internazionali, alla criminalità organizzata, a ricatti nei confronti della Santa Sede; prima che ci soffermasse sulle rivendicazioni dell’asserito rapimento, sulle misteriose telefonate dell’Amerikano, sul Fronte Turco Anticristiano Turkesh, sul fronte Phoenix, “prima di tutta questa roba”, ha considerato il generale, “io mi ero fatto terra-terra l’idea che la ragazzina fosse stata presa, con l’inganno magari, per motivi sessuali. Questa era la mia convinzione, basata anche sull’esperienza di qualche mio vecchio collaboratore dell’epoca, marescialli che avevano vissuto la grande criminalità romana degli anni ‘70, ‘80, erano le considerazioni che in ufficio si facevano ma senza trascurare nessuna pista.”
Nell’ambito dell’indagine, ha proseguito Obinu, si è poi registrato l’intervento di “disturbatori”: “Hanno creato una cappa informativa che non poteva e doveva essere trascurata, tant’è che vi erano delle affascinanti piste da perseguire. Ecco allora che io stesso mi sono calmierato e mi sono detto, allora è possibile che si tratti di un intrigo internazionale, attesa anche la cittadinanza vaticana di Emanuela, il fatto dell’attentato al Papa del 1981, cioè si era in un contesto in cui ci poteva stare questo sequestro a fini non personali.” Tanti scenari e suggestioni, debitamente scandagliati, da cui sembrerebbe essere comunque scaturito “un grande insuccesso investigativo”.
Tra le piste percorse nella strenua e affannosa ricerca della ragazza scomparsa, anche una che ha condotto a Istambul. “Ricordo con minor nebbia in testa alcune situazioni che mi videro come operatore sul campo”, ha rievocato il generale dinanzi alla Commissione presieduta dal senatore Andrea De Priamo, “ci fu una pista che arrivò sul tavolo degli inquirenti, che voleva Emanuela Orlandi e/o Mirella Gregori sequestrate e ancora vive in Turchia.”
“Non ricordo quale fu la fonte”, ha aggiunto, “se una fonte qualificata, cioè il Sisde, o qualche altra fonte, e ricordo che di intesa col magistrato dell’epoca facemmo una missione operativa a Istanbul, il maggiore Ragusa, il mio comandante diretto ed io.”
Nelle indagini, “venimmo supportati dal console italiano sul posto e in contatto con la polizia turca facemmo degli accertamenti circa la presenza in un suk nell’isola di Buyukada, sulla costa sud occidentale per individuare la persona che sarebbe stata eventualmente responsabile. Stemmo lì due giorni e andò a vuoto, la polizia turca fece opportunamente una perquisizione in un negozio di tappeti, venne sentito il gestore dalla polizia turca, e al termine della missione seguì una mia nota all’autorità giudiziaria che concludeva la vicenda.”
Da allora sono trascorsi tanti anni e ora il generale Obinu ha riconsiderato la sua originaria intuizione: “Sono tornato alla mia sensazione primigenia, cioè una cosa bruttissima di natura sessuale, ma sono mie valutazioni.”
Un serial killer?
Riemerge quindi uno scenario forse meno accreditato di altri a livello mediatico, comunque più volte evocato nel corso dei lavori della Commissione di inchiesta. Uno scenario che, a differenza di altri, risulta meno idoneo a fomentare polemiche ma che, come tutti quelli possibili, meriterebbe accurati approfondimenti, anche per poterne valutare l’effettiva plausibilità criminologica. La quindicenne cittadina vaticana è rimasta davvero vittima di un predatore sessuale? Nel caso, quali tratti caratterizzanti potrebbe avere un simile aggressore? Ha colpito una sola volta o forse per le strade della Capitale si aggirava in quel periodo un elusivo omicida seriale che rapiva, violentava e uccideva giovani donne? Come ricercava, selezionava e rapiva le sue vittime? Le conosceva, le avvicinava, instaurava un contatto, un’interazione con loro? Dai dati acquisiti in Commissione potrebbe rivelarsi possibile trarre un profilo di tale, ipotetico individuo?
“Ho un appuntamento”
“L’ho vista sola su corso Rinascimento sul marciapiede dal lato di piazza Sant’Agostino.” Il riferimento è, ovviamente, a Emanuela Orlandi e l’affermazione si deve a Sabrina Calitti allieva, come la giovane scomparsa, della scuola di musica Tommaso Ludovico da Victoria.
La donna, già ascoltata l’anno scorso in Procura nell’ambito dell’inchiesta giudiziaria in corso sulla scomparsa di Emanuela, è stata sentita giorni fa in Commissione, dove è comparsa accompagnata dal suo avvocato.
“Come scuola stavamo preparando il concerto per l’auditorium della Conciliazione”, questo il racconto della donna, riferito al giorno al 22 giugno 1983. “Avevamo le prove, noi allievi avevamo il divieto di usare l’ascensore, io ero in ritardo, salendo le scale mi sono accorta che c’era qualcuno dietro di me, era lei, Emanuela, anche lei era in ritardo. Su quel piano c’era una cabina telefonica, lei si è fermata e mi ha detto, tu vai, devo fare una telefonata.” Forse si tratta della telefonata che Emanuela ha fatto a casa, alla sorella, cui ha riferito di aver ricevuto una proposta di lavoro da un incaricato della ditta di cosmetici Avon.
“Di solito eravamo molto ligie agli orari”, ha proseguito Calitti, “lei mi ha detto, ‘io devo andare via perché ho un appuntamento’, è l’ultima cosa che ho sentito dalla sua voce. Ma non mi ha detto nulla su con chi doveva andare, eravamo solo delle ragazzine di quattordici anni. Poi lei si è alzata e se n’è andata.”
“Finite le prove”, sono ancora le parole della donna audita in Commissione, “siamo uscite per andare a casa, io andavo per piazza Navona per prendere l’autobus su Corso Vittorio, attraversando la strada, non ero sola eravamo un gruppettino, ho visto Emanuela sul marciapiede, tanto che ho fatto la battuta, ‘aveva tanta fretta e ancora sta là’, era alla fermata su corso Rinascimento.”
Da fonti vicine alla Commissione, di cui dà conto l’Ansa, si apprende che la donna, “rispetto alle sue dichiarazioni a verbale di quarantadue anni fa colloca la presenza di Emanuela in attesa e da sola in un diverso punto.” All’epoca aveva infatti riferito di averla vista l’ultima volta sulle scale della scuola di musica.
Come può essere interpretata questa discrepanza? E l’uomo che – a quanto risulta da altre dichiarazioni – Emanuela avrebbe incontrato fuori la scuola, chi era? L’ipotizzato, misterioso individuo di cui si è detto che, di lì a poco, avrebbe rapito la giovane?
Il pagamento del riscatto? “Nessun riscontro”
Nelle sue dichiarazioni, come abbiamo visto, il generale Obinu ha fatto riferimento all’ampiezza delle indagini effettuate dopo la scomparsa di Emanuela, tese a scandagliare approfonditamente anche la possibilità che la giovane fosse stata rapita da gruppi terroristici internazionali. Ciò a fronte di presunte, ripetute rivendicazioni in tal senso. È quanto emerso anche un paio di settimane fa a proposto del rinvenimento e della pubblicazione di materiali d’archivio: i giornali, nella circostanza, hanno parlato di documenti “sconvolgenti”.
Di cosa si tratta, esattamente? Due documenti inediti, resi noti dal Venerdì di Repubblica, redatti dal Sismi (ora Aise) e risalenti ai primi mesi di indagine. All’epoca, il fascicolo relativo alla vicenda era in mano al magistrato Domenico Sica, al capo della sezione omicidi Nicola Cavaliere e al tenente colonnello dei carabinieri Domenico Cagnazzo.
Come riportato da Roma Today, il primo documento è datato 27 luglio 1983 e raccoglie una serie di appunti che delineano pressoché esclusivamente delle ipotesi. Vi si legge che il padre di Emanuela Orlandi sarebbe “un personaggio a conoscenza di notizie ‘importantissime’ nell’ambito del Vaticano.” Si menzionano poi contatti che, tra il 22 giugno e il 5 luglio 1983, sarebbero intercorsi tra i presunti rapitori, la famiglia di Emanuela e il Vaticano. E si prospetta lo scenario che un presunto pagamento del riscatto non sarebbe andato a buon fine, “il gruppo di rapitori avrebbe venduto l’ostaggio a un’altra banda.” Infine, secondo l’appunto, l’ambasciatore italiano presso la Santa Sede (Claudio Chelli, ndr) “avrebbe stilato un rapporto segretissimo sull’argomento” e il documento sarebbe stato indirizzato “ad altri vertici”.
Il secondo testo pubblicato consiste in un’informativa datata 12 agosto 1983. Dà conto di un incontro avvenuto in Vaticano il giorno precedente, tra gli inquirenti incaricati dell’indagine e il sostituto della segreteria di Stato, Eduardo Martínez Somalo. Questi esclude “che il Vaticano sia in contatto con i rapitori di Emanuela Orlandi e che abbia pagato alcun riscatto.” E palesa dei sospetti nei confronti di un profugo bulgaro, Theodor Hlebaroff, di cui fornisce agli interlocutori della documentazione.
I materiali diffusi da Repubblica potrebbero provenire da un dossier del Sismi di 459 pagine, forse lo stesso di cui la stampa indicava la sparizione già nel 2022.
“Il faldone in nostro possesso”, si legge sul giornale, “infatti, contiene tracce delle indagini sul fronte internazionale legato all’affaire Ali Agca, l’attentatore di Papa Giovanni Paolo II; sul sedicente gruppo ‘Fronte Turco Anticristiano Turkesh’; sulle indagini iniziali del Sismi del 1983 e oltre; sulle comunicazioni che questo o quell’anonimo gruppo o personaggio consegnavano alla stampa; sugli scambi del Servizio con varie Questure e Forze dell’Ordine; sulle trascrizioni di telefonate anonime e di quelle riportate per tramite di Mario Meneguzzi, zio di Emanuela; sugli accertamenti fatti su diversi cittadini stranieri di provenienza mediorientale, sulla vicenda ‘Phoenix’ (altro gruppo di anonimi che ha infestato il caso con i suoi messaggi); una rassegna stampa degli anni 83-84-85.”
Insomma, materiale che potrebbe rivelarsi di estrema utilità, se non altro per ricostruire dal punto di vista storiografico-documentale l’evolversi, articolato e complesso, delle investigazioni svolte.
“È ampiamente appurato che l’ipotesi dell’asserito pagamento di un fantomatico riscatto per Emanuela Orlandi, non trova alcun riscontro in atti”, è quanto precisa comunque il senatore Andrea De Priamo, presidente della Commissione bicamerale di inchiesta, in una nota pubblicata dal Fatto Quotidiano, “è smentita dai testimoni dell’epoca e dal fatto che nel 1988, tramite l’avvocato Gennaro Egidio, venne rinnovata dalle famiglie Orlandi e Gregori una offerta pubblica (di oltre 2 miliardi di lire) mai reclamata da alcuno. Inoltre, in tutti i loro contatti, telefonate e messaggi, i presunti rapitori mai chiesero il pagamento di un riscatto sottolineando che loro perseguivano un obiettivo ‘politico’ e non economico. La Commissione sta lavorando con un metodo serio proprio per scartare le tante, troppe, bufale che hanno costellato per troppo tempo questa vicenda allontanando dalla ricerca concreta della verità.”
L’“oracolo”
Un peculiare segno dei nostri tempi è la sempre crescente attitudine degli esseri umani ad affidare il loro connaturato e insopprimibile bisogno di conoscenza non più solo alle proprie attitudini di acquisizione e valutazione dei dati, ma alla cosiddetta Intelligenza Artificiale. Interrogata recentemente anche in merito alla scomparsa di Emanuela Orlandi e all’esito dell’esame di un’imponente documentazione relativa al caso, l’oracolo informatico si è pronunciato. Recependo, sembrerebbe, le suggestioni complottiste su cui ci si esercita da decenni.
Vediamo: secondo l’IA, il sequestro potrebbe essere stato in realtà una messinscena, imbastita per fare pressioni sul Vaticano, sullo Ior e, in particolare, su monsignor Marcinkus. In tale scenario, il fotografo Marco Fassoni Accetti, reo confesso del rapimento, non sarebbe stato il “burattinaio” dell’intrigo, ma un “intermediario”, coinvolto in un gioco di potere tra gruppi interni al Vaticano e ai servizi segreti. Il possibile movente individuato – ma forse dovremmo dire riproposto – dall’IA è geopolitico o religioso: il caso, si legge su MowMag, potrebbe essere stato utilizzato per costringere Marcinkus e i vertici dello Ior ad accordare concessioni su questioni come il riciclaggio di denaro e le sue connessioni con la mafia. La decisione di non chiedere un riscatto e l’assenza di prove di violenza diretta su Emanuela indicherebbero che il sequestro non fosse finalizzato a un profitto economico, ma appunto a un ricatto politico.
Come molti analisti del caso prima di lei, anche l’IA, suggerisce infine che il Vaticano avrebbe scelto il silenzio per proteggere la propria immagine: se fosse emerso che un gruppo interno ad esso aveva orchestrato un sequestro per ricattare i vertici dello Ior, il danno in tal senso sarebbe stato gravissimo. Inoltre, la divisione interna tra le fazioni che sostenevano il cardinale Casaroli, favorevole al dialogo con i regimi dell’Est, e quelle vicine a Marcinkus avrebbe contribuito a rendere il caso ancora più complesso.
Insomma, ci sembra di poter dire, nulla di eccessivamente originale: il supporto informatico si è mosso entro una ben precisa “scuola di pensiero” e non sembrerebbe, per il momento, in grado di dischiudere inediti orizzonti. Con ciò non si intende certo minimizzare l’apporto che tali risorse sono potenzialmente in grado di fornire, quanto piuttosto ribadire la necessità di mantenere, nei loro confronti, un approccio lucido e prudente. Anche perché, come si precisa sul Corriere della Sera, l’analisi del caso Orlandi condotta dall’IA non è certo esente da errori e inesattezze.
Resta, per fortuna, l’attitudine investigativa degli esseri umani. Che ci auguriamo giunga, alla fine, a individuare la giusta rotta da seguire, affrancandosi dalla risalente e persistente influenza di quelli che, nella sua deposizione, il generale Obinu ha definito “disturbatori”.