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La protesta dei pastori sardi non lascia indifferenti gli abruzzesi: noi come loro, grandi lavoratori

Federico Falcone di Federico Falcone
14 Febbraio 2019
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L’Aquila. L’Abruzzo è terra di sacrifici, lavoro, sudori; terra di tratturi ove la vita è passata fin dai tempi che furono tra mille difficoltà. Nessuno più noi può capire cosa significa essere pastori oggi e quanti rischi e pericoli si corrono. Corrado Alvaro nel suo romanzo Gente in Aspromonte scriveva:” Non è bella la vita dei pastori in Aspromonte, d’inverno, quando i torbidi torrenti corrono al mare, e la terra sembra navigare sulle acque.

I pastori stanno nelle case costruite di frasche e di fango, e dormono con gli animali.” Partendo da questa reale e veritiera descrizione mi voglio addentrare in un problema di strettissima attualità che è la sacrosanta protesta dei pastori sardi in difesa del loro lavoro da cui traggono sostentamento. Esso, nonostante le tante rinunce che comporta, rischia di essere svilito in nome di un mercato al ribasso fino ai minimi termini che potrebbe arrivare a non far prezzo rispetto ai costi di produzione. Costoro sono gente temprata ai tanti sacrifici imposti dalle avversità metereologiche e dalla durezza del proprio lavoro, cui m’inchino con rispetto.

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E’ a tutti noto che gli alimenti principali e genuini, come la carne ed il latte, assumono un ruolo di primaria importanza nel nostro sviluppo culturale che ha fatto dell’enogastronomia un vanto universalmente riconosciuto. La pastorizia è stata, ed è, parte integrante della nostra economia che poggia i suoi cardini su secoli di conoscenza e di rapporto con la natura producendo alimenti d’eccellenza che debbo essere renumerati, alla fonte, con un prezzo giusto ed equo. Oserei dire che, più in generale, è tutto il comparto agricolo a soffrire a cause delle quote e d’impegni presi con la Comunità Europea oltre a scelte politiche sbagliate.

Premesso ciò esprimo tutta la mia vicinanza e solidarietà ai pastori sardi che in questi giorni sono sul piede di guerra per il prezzo del latte – pagato, una vera miseria 60 centesimi al litro che, secondo gli interessati non copre neanche il costo vivo della produzione – ottenuto con enormi sacrifici. Io che provengo da un paesino dell’Abruzzo montano ad originaria vocazione rurale ben conosco quelle che sono le difficoltà incontrate dai pastori.

Per accudire le loro greggi sono in servizio h24 sia durante il periodo delicato della nascita degli agnelli che nella fase di mungitura quando alle 4 di mattina, specialmente d’inverno con la fredda e gelida tramontana che ti rallenta anche l’articolazione delle mani, sono già all’ovile. Il motivo della clamorosa protesta – consistente nello spargimento del loro “ Oro Bianco nelle strade , nelle piazze e nei centri nevralgici delle varie città perfino al campo di calcio ove si allena il Cagliari oltre che all’assalto a caseifici ed autotrasportatori – risiede nel Lazio.

Esso consiste nel calo delle vendite del pecorino romano dop la cui materia prima è fornita dai 12.000 allevamenti d ovini isolani e veniva retribuita con 85centisi al litro. Con la crisi delle vendite del pecorino romano si è abbassato anche il prezzo del latte all’origine. In un rimpallo di responsabilità gli allevatori accusano i produttori caseari di essersi uniti per tenere basso il prezzo del latte. Questa ipotesi, com’è logico che sia, ovviamente viene respinta con fermezza e rispedita al mittente. Si tratta ora di trovare una soluzione equa , per riportare serenità tra gli allevatori e pace nelle città luogo delle colorite proteste. Le richieste delle associazioni dei pastori e della Coldiretti sono di concordare un prezzo minimo alla produzione non inferiore a 75

centesimi. Intervistato dalla stampa,Salvatore Palitta presidente di uno dei consorzi dei caseifici , sostiene che il prezzo non può essere deciso a tavolino senza tenere conto del mercato. Si tratta, ora più che mai, di trovare una soluzione di compromesso rivedendo il piano di regolazione dell’offerta. In pratica un ridimensionamento della produzione che consenta al prezzo di risalire. Confidiamo, per il bene di tutti , in una soluzione rapida e positiva della vertenza al cui sostegno hanno portato solidarietà anche gli studenti.

Intanto la protesta va avanti ad oltranza e, dicono gli allevatori, se non si risolverà arriveranno a bloccare anche i seggi nella prossima tornata elettorale per le consultazioni regionali che si terranno nell’Isola tra due settimane. L’ala più oltranzista :” Il Movimento dei Pastori Sardi” vorrebbe occupare il Palazzo della Regione. Intanto ieri è fallito il tavolo in Regione. Non è passata la proposta di avanzata dagli industriali di aumentare di soli 5 centesimi il prezzo al litro. Oggi un altro tavolo a Roma, al Ministero delle politiche agricole. Sarebbe auspicabile, senza alcun clamore ma con spirito di collaborazione,trovare a tutti i costi un accordo di utilità sociale. In conclusione una breve poesia, in ottava rima, sui pastori scritta da un poeta estempraneo di Campotosto in dell’Alta Valle dell’Aterno, Ruggero Centi, dal titolo “il Pastore e la Montagna”.

Il buon pastore con l’ombrello al fianco

S’incammina ai piedi della costa

e si dirige avanti avanti il branco

e quando è necessario poi fa sosta.

E’ d’una tempra che non è mai stanco

nell’ore calde sotto l’ombre accosta

le pecorelle sue le pecorelle

poi risalendo andrà verso le stelle

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