Chieti. Lunedì 20 febbraio alle 16, per il ciclo curato da Rolando D’Alonzo e Massimo Pamio dal titolo “Teatarte, memorie culturali nella città”, l’artista Costantino Di Renzo terrà l’incontro “La mia arte”, nella Sala “Miria Ciarma” della Biblioteca Bonincontro gestita da Chieti Solidale Srl, presso il Centro aggregativo del Villaggio Celdit in piazza S. Pio X a Chieti Scalo.
Artista di straordinario talento, Costantino Di Renzo è destinato a lasciare un segno indelebile a Chieti, sua città natale. Le sue opere hanno molteplici radici, sono il risultato della cultura, dell’erudizione, della riflessione estetica di cui l’artista si è nutrito; ripropongono la riscoperta della leggenda e della favola, del mito e dell’immaginazione.
Il suo spiccato valore artistico si rivela molto presto, già da quando frequenta l’Accademia di Belle Arti a Roma, nel 1965. Le prime opere testimoniano un’attenta ricerca sull’arte del passato, ma indicano già la strada che avrebbe percorso. Affascinato dall’attenzione al particolare dell’olandese Vermeer, inizia a elaborare le immagini in un’analisi concettuale, e di lì a poco, nel 1974, aderisce al movimento iperrealista e ne approfondisce la tecnica recandosi nel 1978 negli Stati Uniti dove frequenta gli studi di prestigiosi artisti. Un anno dopo è già maturo per esporre alla Borghi Gallery di New York. I critici d’arte cominciano a recensirlo. Spinto dalla necessità di ricercare nuovi orizzonti artistici e pervaso da una irrequietezza che lo accompagnerà per la vita, dal 1980 si dedica alla scultura, esponendo poi i suoi lavori presso le gallerie di Pescara e Bari. Le sculture che esegue rappresentano figure velate, realizzate in vetroresina, figure che invadono lo spazio espositivo in una sorta di installazione, ammirate in molte fiere internazionali. Contemporaneamente l’artista si dedica alle scenografie teatrali. Nel 1985 riprende la pittura, si reca a Sidney e in un anno di permanenza esegue una serie di lavori sulle quattro stagioni, che vengono influenzate dalla natura australiana. L’artista esegue dodici quadri sui mesi dell’anno e un’opera gigantesca, che espone alla Maori Gallery di Sidney.
Tornato alla pittura inizia a comporre opere gigantesche, affascinato dalla pittura citazionale. Progressivamente si accosta alla mitologia greco-romana per inventare nuove storie fantastiche. Nel 1992 viene inaugurata una sua importante mostra in Giappone con tele di grande formato. Nello stesso anno lascia Roma e torna a vivere nella sua città natale. Inizia, in totale isolamento, un approfondito studio sull’Ulisse omerico, eseguendo una serie di lavori, in una sorta di simbiosi tra pittura e letteratura, concentrandosi sulla ripartenza dell’eroe omerico dalla sua isola.
Nel 2002 espone i lavori dell’ultimo decennio in una personale a Miami. Nel 2003 la sua pittura, seppur legata ancora alla tematica dell’antico mito mediterraneo, si frammenta in geometrie irregolari, arricchendosi di elementi plastici che ne continuano il racconto oltre la superficie della pittura stessa. Nel 2005, animato dallo spirito di cimentarsi in altre discipline, scrive quattro racconti e gira video a tema mitologico. L’esposizione del 2009 a Lecce decreta la fine del periodo mitologico. Alla fine dello stesso anno, in collaborazione con il Teatro Stabile D’Abruzzo, esegue un video per una rappresentazione teatrale sulla nascita della città dell’Aquila con riferimenti non solo alla storia della fondazione, ma anche tratteggiando le vicende dolorose del terremoto che colpì la città in quell’anno. Dopo la tragedia aquilana l’artista stravolge la sua tematica entrando in una nuova fase ispirata all’attualità, scava nei meandri nascosti della mente, si veste degli abiti del mondo contemporaneo, indaga le bassezze umane, la follia, la perversione e le debolezze della società attuale. Le sue opere diventano piccole storie in chiave metafisica e surreale, riproposte con una vena di profonda ironia.