L’Aquila. Ci sono piccole fissazioni che fanno parte delle nostre vite. Manie che portiamo avanti per anni e che entrano a far parte del nostro quotidiano, normali per noi e magari curiose, oppure originali, per gli altri. Silvio Totani ne ha una: una fissazione che lo porta, da decenni, a battezzare le sue cose, a trovare un nome a quegli oggetti, automobili comprese, che fanno parte della sua vita, in questo caso sportiva.
E Tito, suo fratello, ormai si è arreso di fronte alla mania di Silvio e lo lascia fare, senza ammettere che in fondo in fondo questa storia comincia a piacergli. Così la Nissan Patrol con cui corsero la Dakar in Arabia Saudita due anni fa si chiamava Tanit, figura mitologica fenicia e anche cartaginese, dea della natura e del cielo, nonché divinità del deserto, ma questa volta i Totani hanno subito capito che per questo buggy due ruote motrici ci voleva qualche cosa di più.
Nuovamente sono andati a ricercare nel mondo dell’arte e della letteratura, una figura mitica, naturalmente femminile, e in questo caso anche misteriosa e indissolubilmente legata in un qualche modo alla Francia. Così durante un viaggio in Marocco, chiusi in una macchina per quasi 600 chilometri gli aquilani insieme a due amici coinvolti in questa ‘Missione Optimus’ hanno cominciato a ragionare, ad associare idee e figure e complice una nuova amica entrata nelle loro vite proprio la sera prima, appassionata di deserto e di avventura, di nome Lisa il risultato è saltato fuori.
Il buggy Optimus del team francese che correrà la Dakar 2026 con l’equipaggio formato da Silvio e Tito Totani si chiamerà Monnalisa. Un omaggio a Leonardo Da Vinci, e un omaggio alla cultura: “Si è trattato davvero di un’associazione di idee. Mentre risalivamo verso Marrakech per rientrare dopo i test in Marocco di ottobre con la squadra, in una sorta di brainstorming abbiamo cercato, e infine trovato, il nome giusto”.
A parlare è Silvio Totani che appunto spiega la sua passione per i nomi propri: “Volevamo comunque un nome importante, legato al passato, all’antichità, niente di moderno e non potevamo tralasciare un particolare importante: il nostro buggy è nato in Francia e fa parte di un team francese. E inoltre ha sicuramente inciso sulla nostra decisione anche il recente furto, rocambolesco, al Louvre, proprio là dove è custodita la Gioconda di Leonardo. L’idea è nata per caso ed è subito piaciuta a tutti”.
Così è stato creato il marchio che verrà apposto sulla vettura proprio al momento delle verifiche a Yanbu, in Arabia Saudita, e che accompagnerà l’equipaggio italiano dal primo


