Taranta Peligna. A Taranta Peligna, piccolo comune della provincia di Chieti ricadente nel Parco della Majella, sopravvive con difficoltà uno degli storici lanifici d’Abruzzo. Fu fondato nel 1870 da Vincenzo Merlino, oggi, dopo quattro generazioni, alla sua guida c’è Gaetano. Nel lanificio Merlino è possibile acquistare le famose coperte abruzzesi, che una volta erano elemento indispensabile dei corredi nuziali. Ogni sposa d’Abruzzo che si rispetti doveva possederne almeno una.
Come riporta il sito visitterredeitrabocchi.it, Taranta Peligna e i comuni del circondario (Palena, Lama dei Peligni e Fara San Martino) hanno alle spalle una lunga e gloriosa tradizione nei filati di lana, dovuta a diversi fattori. L’alta concentrazione di acqua del fiume Aventino, l’abbondanza delle materie prime come la lana, il legname per attivare le caldaie delle tintorie ed infine le erbe per colorare i tessuti.
Taranta Peligna è famosa anche per le “tarante” o “tarantole”, stoffe di lana rozza nera impiegate, una volta, per confezionare le mantelline dell’esercito borbonico e le vele delle imbarcazioni militari. Qui si fabbricavano anche le più pregiate “ferrandine” di lana, seta e altri filati per tappeti, arazzi e coperte. Nell’ 800 la zona dà i natali alla famosa coperta abruzzese. Pesanti e colorate coperte di lana, senza “dritto” né “rovescio” bordate da frange e decorate con motivi floreali o geometrici. La loro particolarità sta proprio nel poter essere usate su entrambi i lati. Nello stabilimento di Vincenzo Merlino la coperta abruzzese è arrivata a cavallo delle due guerre ed è stata “reinventata” negli anni ’60 con motivi decorativi differenti, sono gli angeli l’elemento distintivo delle coperte Merlino.
Inizialmente le coperte abruzzesi venivano tessute artigianalmente da mani esperte, poi con la rivoluzione industriale la produzione si spostò nelle fabbriche, da qui la nascita dei lanifici. Ma nel 2000, con la globalizzazione, è iniziata la recessione con il licenziamento degli operai. Oggi Gaetano è rimasto solo a produrre le sue coperte abruzzesi, mentre il suo lanificio resta l’unica realtà attiva della zona ed uno dei pochi sopravvissuti in Abruzzo.
@fededimarzio84