L’Aquila. Partiamo da qui per raccontarvi il nostro resoconto dell’epico viaggio che dalla Stazione Ferroviaria dell’Aquila ci ha condotto al centro della Capitale del paese. Detto cosi sembra semplice ed a tratti romantico. Noi ne torniamo migliori! E’ sicuramente una esperienza di viaggio da consigliare a viaggiatori d’altri tempi, come cita Ligabue “da ogni stazione parte sempre un altro varietà…”.
Cosi è stata la nostra esperienza. Tre regioni attraversate, paesaggi bucolici, scorci bellissimi e sottratti ai viaggiatori frettolosi e sbadati. Esperienza quasi mistica. Tempi dilatati e sonnacchiosi. Ne avevamo bisogno! Noi presi e distratti da mille impegni quotidiani, da mille difficoltà che giornalmente incontriamo ci siamo improvvisamente ritrovati dentro la macchina del tempo.
Era il 1959 quando l’esperienza da noi ripercorsa rappresentava quanto di meglio si potesse immaginare alle nostre latitudini come modalità di trasferimento veloce dalle aree interne e pastorali verso il progresso, verso la Metropoli. Al di la dell’incipit utilizzato il nostro racconto deve fare i conti con tempi meno romantici e diluiti. Con necessità impellenti ed immediate, con orari predefiniti, con esigenze quindi distanti anni luce dalle possibilità misurate.
Nel 1959 la “ Freccia del Gran Sasso” con un collegamento diretto L’Aquila-Roma assicurava con “sole” 3 ore e trenta minuti di percorrenza il viaggio nel tempo appena descritto. A distanza di “soli” 64 anni da quelle eroiche gesta, noi coraggiosi ed impavidi viaggiatori del ventunesimo secolo, alla ricerca di una alternativa sostenibile alle modalità di spostamento oggi fruibili e conciliabili con tempi di vita e di lavoro, ci siamo imbattuti, purtroppo, in una macchina del tempo al rovescio.
In effetti i tempi di percorrenza sono addirittura aumentati, il collegamento diretto non esiste più, e tale possibilità non rappresenta la Mobilità Sostenibile tanto in voga nei dibattiti pubblici. A meno che non si voglia affermare che sostenibile equivalga a lento e rilassato e che gli orari ed i ritmi della quotidiana vita delle persone si adeguano al lento viaggiare, ciò che noi abbiamo testato non ha nulla a che fare con sostenibilità, efficacia e fruibilità. Semplicemente e drammaticamente fotografa il ritardo e l’arretratezza infrastrutturale delle nostre aree interne. Nonostante questo, nonostante gli annunci che qualora dovessero trovare concretezza realizzativa richiederebbero al territorio anni o decenni di ulteriore lenta attesa, coloro che manovrano le leve della decisione non si interrogano sulla necessità di restituire un’alternativa.
Dal tempo degli annunci a quello della realizzazione dei fantomatici progetti di connessione infrastrutturale, semplice e scontato sarebbe stabilire che chi altre alternative non ha, vedesse almeno garantito l’unico servizio oggi fruibile. Ed invece i nostri disegnatori di traiettorie e futuro tagliano, eliminano, razionalizzano, in nome ed in ossequio al libero mercato. Così nemmeno più fruibile davvero è il servizio pubblico verso la Capitale realizzato su gomma. Contribuzione cancellata in tutta la provincia mentre si attendono sorti meravigliose e progressive.
E se è doveroso avere lo sguardo e l’impegno rivolto verso la costruzione di una reale mobilità sostenibile, che necessita per essere realizzata di risorse concrete per investimenti, è obbligo oggi potenziare ciò che c’è, è prioritario costruire una proposta che veda coinvolto tutto il territorio provinciale affinché si realizzi un progetto integrato di mobilità e che riconsegni i giusti diritti a chi i nostri luoghi li abita e li frequenta.
Nell’attesa… “ il treno va, scomparirà, sulle sue ruote rotonde dietro alle nuvole bionde. Io sono qua in questa ruggine densa.. come qualcuno pensa a un treno” cit. Paolo Conte.