Roccaraso. Alta montagna, Villalago, Scanno… No, Juan Carrito la sua casa l’ha scelta. Ed è Roccaraso. Lì vuole stare e lì dopo giorni di cammino solitario è tornato.
E stavolta la sua “uscita” l’ha fatta direttamente sugli impianti da sci, all’Aremogna.
Ed eccolo di nuovo immortalato, stavolta da uno sciatore, che però non lo ha disturbato ma che lo ha guardato da lontano, un po’ incredulo ma comunque felice.
L’orsetto di due anni, figlio dell’altrettanto terribile mamma orsa Amarena, è tornato nel paese in cui ha mangiato biscotti da una pasticceria e dove tutti gli volevano bene: è tornato a Roccaraso, il paesino abruzzese noto per la sua affollata stazione sciistica.
Juan Carrito, che porta il nome del presidente del Parco, Giovanni Cannata e quello della frazione di Ortona dei Marsi dove è stato catturato la prima volta per essere munito di un radiocollare che permettesse di tracciarne gli spostamenti, è un orso confidente e problematico e di certo fortemente “condizionato” dal cibo facile che arriva da immondizia lasciata sulle strade e spesso anche da chi glielo lascia pensando che sia una buona pratica sfamarlo.
Lui, che pesa più del doppio di quello che dovrebbe pesare un cucciolo di orso bruno marsicano di circa due anni, pare non abbia molta intenzione di andare in letargo. Perché non lo ha fermato la neve, non lo ha fermato il cammino dalla montagna dove era stato lasciato dopo la sua cattura e il suo trasferimento, poco prima dell’8 dicembre. A lui piace stare tra la gente, a Roccaraso, dove hanno allestito un meraviglioso viale, pieno di lucine di Natale e casette in legno con gadget e mercatini di prodotti tipici locali.
Da Roccaraso era stato allontanato perché per l’Immacolata si attendevano in paese migliaia di turisti. Qui un’associazione di esercenti aveva anche lamentato la sua presenza dicendo che già la pandemia aveva influito negativamente sugli incassi… E l’orso proprio non ci voleva. La stessa associazione chiedeva la cattura e il monitoraggio con un collare. Non si era accorta però che il collare JC ce l’aveva già e dietro di lui c’erano già decine di persone, professionisti, che lo seguono giorno e notte da mesi.
Noi invece a Roccaraso ci siamo stati. E i turisti li abbiamo sentiti parlare ed erano proprio tutti pazzi per Juan Carrito, l’orso simbolo di un Abruzzo resiliente, resistente, “capoccione” e pure gentile. Altrimenti i turisti non amerebbero così tanto le nostre montagne, la nostra neve e i nostri impianti da sci.
I giornalisti di Marsicalive e Abruzzolive seguono ormai da mesi le scorribande del terribile JC e fanno il tifo per lui! Come i migliaia di utenti della rete che ormai lo hanno eletto non solo “orso star dei social” e simbolo indiscusso dell’Abruzzo ma che sono affezionati alla sua figura e presenza. Perché grazie a lui siamo tutti ridiventati un po’ bambini: Juan Carrito ci ha ridato la passione per la natura selvaggia e indomabile e quel contatto inevitabile con essa che ci porta alla convivenza con la sua presenza.
Intanto, a impedire che l’orso si faccia male o che faccia del male, perché Juan Carrito non è chiaramente l’orsetto dei cartoni animati ma è un animale che se solo spostasse una zampa violentemente potrebbe far male a chiunque, ci sono gli uomini del Reparto Carabinieri Parco, i guardiaparco del Pnalm e i carabinieri forestali. E ci sono i tecnici del Pnalm, veterinari, biologi…
Anche tutti loro abbiamo imparato a conoscere in questi mesi: loro che di mestiere garantiscono la sicurezza di tutti, a volte tra lo stupore, a volte tra la rabbia, a volte tra una strabordante curiosità ampliata dai social.