L’Aquila. In un’epoca di disgregazione sociale, di individualismo esasperato e di scissione congenita, la filosofia può avere un ruolo determinante? Sì, Diego Fusaro ne è convinto. “La filosofia dovrebbe costituire l’antitesi ragionata rispetto alla disgregazione sociale; anzi, se, come ci ricorda Hegel, la filosofia nasce dalla scissione e dal bisogno di ricostituire una totalità a partire dalla scissione, abbiamo buoni argomenti per sostenere con diritto che la filosofia deve essere la cura della scissione sociale e politica”. Ne discutiamo in uno dei luoghi simbolo dell’identità aquilana, la Fontana delle 99 Cannelle. Questa, secondo Fusaro, è l’epoca in cui al nichilismo perfettamente compiuto si affianca una mercificazione totalizzante: “Intrecciando le tematiche di Nietzche e di Marx, potremmo sostenere che l’epoca del nichilismo profetizzata da Nietzche, l’epoca in cui tutti i valori si trasvalutano, precipitano verso il nulla, è anche quella della società di mercato tematizzata da Marx, l’epoca in cui tutto divenne merce”.
Un’età in cui anche le presunte democrazie divengono ancelle dei poteri finanziari: “La vera contrapposizione oggi è fra una democrazia non realizzata (…) e l’oligarchia realmente esistente – che pure si proclama falsamente democrazia – gestita da uno sparuto e ristretto numero di sostenitori di un élite finanziaria, apolide e sradicata, senza alcuna attenzione per i diritti sociali e per le sovranità nazionali, che rappresenta oggi la classe dominante post 1989”. Fusaro critica profondamente l’assetto capitalistico e le sue false verità, andando in una direzione contro corrente, che oltrepassa le categorie politiche (ormai prive di senso) di destra e sinistra. Colui che ama definirsi “filosofo dissidente”, è stato ieri il protagonista della conferenza Italya, ideata dall’associazione giovanile Azimut. Una splendida risposta di pubblico, presso il Palazzetto dei Nobili, ha premiato il lavoro dei ragazzi e dei numerosi sponsor che hanno offerto un’indispensabile sostegno economico. “Sono molto felice di parlare oggi a L’aquila, perché è anche metaforicamente un luogo importante: mai come oggi vi è bisogno di una ricostruzione, non soltanto materiale, ma anche spirituale. In questo Paese, dopo la grande ricostruzione materiale che si fece dopo la seconda Guerra Mondiale, oggi c’è più che mai bisogno di una ricostruzione spirituale, simbolica. Bisogna ricostruire spiritualmente, e prendere le mosse da un luogo importante come L’Aquila, che ha subito una catastrofe naturale così importante è, credo, molto evocativo. Forse la filosofia come risposta alla scissione, hegelianamente, come esigenza di ricostruzione reale e simbolica, non può non partire dall’Aquila”. Mi confida poi dei suoi amori intellettuali abruzzesi, primi fra tutti lo storico Sallustio, nato ad Amiternum, “che ha un realismo descrittivo fantastico ed il grande merito di valorizzare Catilina come dissidente”, e lo scrittore Ignazio Silone, “di cui ho letto tutti i romanzi, non solo Fontamara, ma anche Il seme sotto la neve, Il segreto di Luca, La volpe e le camelie, grandi romanzi che narrano dell’Abruzzo”. @DiegoRenzi