L’Aquila. Influenza da record quest’anno, non solo nel numero dei casi, che sono ormai oltre 13 milioni, ma anche nella durata. Iniziata con diverse settimane di anticipo, galoppa ancora al ritmo di 300 mila contagi a settimana e resterà con noi almeno per tutto il mese di aprile. In questa stagione di malanni “straordinaria e violenta”, a pesare non sono soltanto le sindromi simil influenzali ma, secondo i medici di famiglia, anche il Covid-19 e altri virus respiratori: un mix che ha portato a “un importante impatto, sia in termini contagi che di ricoveri”. Il Rapporto Epidemiologico InfluNet dell’Istituto Superiore di Sanità fotografa la lenta discesa della curva dei contagi da influenza e virus simili: negli ultimi 7 giorni l’incidenza è stata di 5,1 casi per mille rispetto ai 5,8 della settimana precedente, per un totale di 301 mila casi registrati tra il 27 marzo e il 2 aprile, rispetto a 338.900 della settimana precedente. Il calo più marcato si osserva nei bambini, che restano comunque i più colpiti, con un’incidenza pari a 15,38 casi per mille nella fascia di età 0-4 anni.
Influnet certifica però anche che questa settimana la stagione influenzale ha tagliato un nuovo traguardo, superando la soglia di 13 milioni di casi da inizio stagione e segnando il più alto numero di contagi negli ultimi 23 anni, ovvero da quando, nel 2000, è iniziata la sorveglianza in Italia. Basti pensare che il precedente picco era stato nel 2017-2018, quando si erano visti ‘solo’ 8,7 milioni di allettati. La prima anomalia è stato l’esordio precoce. “È iniziata presto, alla 42/ma settimana e non all’abituale 48/ma, spiega Claudio Cricelli, presidente Società Italiana di Medicina Generale (Simg), per poi raggiungere un picco alto e duraturo, e continuare a
tenersi parecchio alta per tutta la stagione invernale. Ora si osserva un calo lento e progressivo, ma siamo ancora sopra la soglia epidemica: in particolare, per i bambini risulta molto elevata”.
L’altra anomalia è stata la lentissima discesa della curva: rispetto ad altre stagioni in cui, dopo il picco, si verifica in genere un repentino calo dei casi, quest’anno la curva sta scendendo molto lentamente, con dei veri e propri periodi di stasi. Di conseguenza, “se negli anni scorsi, in questi giorni, la stagione influenzale poteva dirsi chiusa, quest’anno si protrarrà almeno sino a fine aprile, sottolinea Massimo Andreoni, direttore scientifico Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit), e occorrerebbe monitorare la situazione per capire se siamo di fronte ad
un unicum o se l’attuale situazione rischia di diventare sempre più frequente”. Il risultato è che è ancora in corso “una stagione di malanni straordinaria e violenta”, secondo gli esperti, in cui a pesare non è soltanto la circolazione del virus influenzale ma un mix che ha portato a un importante impatto di complicanze, prevalentemente di tipo respiratorio e in particolare negli anziani. “Ad essere circolato, prosegue Cricelli, non è stato però solo il virus dell’influenza, soprattutto quello A rispetto a quello B, ma anche tanti altri simili: il virus respiratorio sinciziale, l’adenovirus, quello da raffreddore”. A questi si aggiunge anche lo Streptococco A,
che, dopo lo stop indotto dalle misure di contenimento per la pandemia Covid, ha ripreso a circolare in modo intenso tra i più piccoli. E poi, come ampiamente previsto, resta tra noi il Sars-Cov-2.
Secondo il monitoraggio settimanale dell’Iss e del Ministero della Salute, è in lieve diminuzione l’incidenza settimanale dei casi di Covid-19: dal 31 marzo al 6 aprile sono stati 34 ogni 100.000 abitanti contro 37 ogni 100.000 della settimana precedente. L’Rt, o indice di trasmissibilità Rt calcolato sui casi sintomatici, invece, risale a 1, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente e coincidente con la soglia epidemica. Situazione che però, rassicura il direttore della Prevenzione del Ministero Gianni Rezza, “appare del tutto sotto controllo e stabile”.