Maura è scrittrice e mangiafuoco. Esordisce con il romanzo “Piacere Maria”, a cui seguono “Maledetti Froci & Maledette Lesbiche”, “Out” e “La discriminazione degli omosessuali”; con Hacca edizioni pubblica “Dieci giorni”, “Nel nostro fuoco” – selezionato al Premio Campiello – e “Ho amato anche la terra”. È una donna che si espone senza paura, fiera e tenace, e da anni combatte contro il pregiudizio con dedizione e generosità. La passione per la scrittura e la fascinazione per il fuoco simboleggiano la libertà e la resistenza “Nel fuoco sono libera, ardo, mi consumo e mi rigenero”. Anima delicata, cuore che batte, corpo e respiro.
Ecco la sua intervista, liberamente ispirata al “Questionario di Proust”:
Il tratto principale del tuo carattere? Sono una persona solitaria, tendo a isolarmi perché nell’incontro con l’altro vivo spesso un confronto severissimo, inesorabile. Accade spesso che per le voci che mi abitano, io valga sempre un poco meno degli altri.
Cosa apprezzi di più dei tuoi amici? La generosità. Mi piacciono le persone che accolgono, che sanno essere pazienti, che abbracciano con gli occhi.
Il tuo peggior difetto? Sono permalosa, ma credo sia solo l’esito cicatriziale di un senso vago e perenne di insufficienza e di inadeguatezza. Quando mi si fa notare una mancanza, sento un dolore e comincio a correre via. Solo in questi ultimi anni ho imparato a ritornare.
Il tuo verbo preferito? Ricordare. Ha a che fare con il cuore, con l’attraversamento, con il dentro e con il fuori. Con la storia e col futuro.
Un aggettivo che ti definisce? Coerente. Non tradisco le idee in cui credo. In nome dell’uguaglianza farei ogni cosa (lecita e non violenta).
Cosa sogni per la tua felicità? Una vita in cui esistano solo la scrittura e il coraggio. Sarei più felice se potessi scrivere tutti i giorni, quando voglio e non soltanto alle quattro del mattino, prima della giornata di lavoro. Sarei più felice se imparassi a sentirmi meno infinitesimale e fatta a pezzetti. Se trovassi il coraggio necessario per guardarmi tutta intera. Maura.
Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia? In questo momento storico che venissero messi in discussione, intaccati i diritti delle persone.
Un libro che avresti voluto scrivere tu? Génie la matta, di Inès Cagnati.
Un poeta necessario? Una poeta necessaria, nel mio caso: Patrizia Cavalli.
Cosa fanno i supereroi nella vita reale? I miei supereroi per vincere restano anche bambini, ricordano da dove vengono e si preoccupano che “domani” sia possibile per tutt*.
Cosa detesti? L’odio. Le persone che non ascoltano, quelle che gridano e che sono violente.
La vita è bruciare confini? La mia di sicuro è anche questo. Faccio tanta fatica, ma il mio lavoro dell’ultimo decennio è tutto un costruire ponti, accorciare distanze, rinunciare alla protezione potente dell’isolamento, imparare a stare, anche in silenzio, in mezzo al mondo.
Un personaggio della storia che odi più di tutti? Mi addolora così tanto l’olocausto e ancor di più mi fa paura la perdita progressiva dei testimoni di quel massacro, che non posso che ricordare Hitler e il nazi(fasci)smo. Le leggi razziali, i campi di concentramento, quel gigantesco pezzo di storia mi fa ancora molto male.
Un dono che vorresti avere? Vorrei saper rincontrare mio padre anche con il corpo. Con gli abbracci, in un luogo che non ha le trasparenze dei sogni.
Per cosa puoi provare vergogna? Per le persone che si impongono con arroganza, senza tener conto del loro profondo e nero non sapere.
Ci illuminiamo prendendo coscienza della nostra oscurità? Credo che accada anche così che cominciamo a brillare. Là sotto, nel magma denso e oscuro, incandescente, nel punto più basso di noi dove nascondiamo tutto, viltà e coraggio, io ho imparato a stare. E non mi abituo al buio mai, io scandaglio. Io cerco.
Tre cose che getteresti da una torre? Crudeltà, ignoranza, violenza. Razzismo, omofobia e invidia. E non le metto insieme a caso.
Nella tua vita cosa è fuoco e cosa è cenere? Nella mia vita tutto brucia. E la cenere mi serve quando le fiamme sono ingestibili. È fuoco la lotta quotidiana per costruire un Paese più giusto, che sappia valorizzare le differenze. È fuoco la poesia che si nasconde nelle storie di dolore e di rinascita, è fuoco un amico da abbracciare, una vita da proteggere. Per me la cenere è una conquista, che conserva il segreto della fiamma, di un nuovo fuoco possibile. Ogni volta. Senza sosta.
Per cosa vorresti essere stimata? Vorrei solo essere abbracciata. Preferisco il tocco e la carezza alla stima. Voglio il bene. Solo il bene.
Il corpo è involucro o esposizione, copertina o racconto? In questo momento dei miei studi, il corpo è esposizione. È frontiera, è luogo dell’esistenza, “è essere dell’esistenza”, per dirla con le parole di Jean-Luc Nancy. È teatro e racconto. Ma quello che mi piace di più del mio esistere leggendo è che le certezze non esistono. Non esiste una sola Maura e non esiste una sola visione. Per questo vivere è molto impegnativo: spesso è faticoso riscrivere paradigmi, mettere in discussione, creare orizzonti nuovi di senso. Ma è così entusiasmante.
Ognuno si salva da solo? Ognuno ha la responsabilità di salvare la sua vita, ma non credo che ognuno si salvi da solo.
Lascia scritto il tuo motto della vita: “Non siamo nati per stare nel dolore”